Secondo il prof. Stevica Deđanski, del Centro per lo Sviluppo della Cooperazione Internazionale, “la costruzione di un nuovo oleodotto che rifornirebbe la Serbia del petrolio dagli Urali più economico, che il Paese ha concordato due giorni fa con l’Ungheria, significa innanzitutto una diversificazione delle fonti di approvvigionamento, cioè che non dipendiamo solo dalla Croazia, un Paese che sfrutta ogni opportunità per danneggiare la Serbia. Questo non sarà più possibile in futuro e costruendo oleodotti e nuove interconnessioni, principalmente con Paesi amici come Grecia, Bulgaria, Romania e Ungheria, la Serbia si garantirà la stabilità energetica”.
“La costruzione dell’oleodotto può essere completata in meno di 20 mesi se inizia immediatamente, e inizierà. Se tutto va secondo i piani, è possibile anche molto prima. Una stima realistica è che l’oleodotto costi circa 100 milioni di euro o poco più. Ma, considerando che il transito attraverso quello Adriatico (“Janaf”) ci costa 48 milioni all’anno, non è troppo”, sottolinea Dedjanski.
Alla domanda se fosse mai stata presa in considerazione la costruzione di un altro oleodotto, visto che questo apparteneva alla Croazia dopo lo scioglimento della Jugoslavia (anche se costruito con denaro serbo), l’esperto ha risposto che “fino ad ora non era stato un problema, perché pensavamo che tutti rispettassero i propri obblighi e che non ce n’era bisogno perché la Serbia è un cliente coscienzioso”.
Come riportato dall’agenzia “Beta”, sono allo studio due opzioni di collegamento con l’oleodotto “Družhba”, secondo il ministero dell’Energia. La prima è una costruzione che arrivi fino a Seghedino. Il tracciato di tale oleodotto, che fornirebbe una capacità parziale per rifornire la raffineria di Pancevo, sarebbe lungo 128 chilometri, di cui 104 sul territorio serbo, e il valore stimato dell’investimento è di 83 milioni di euro, ovvero 64 milioni per la costruzione sul territorio della Serbia. Un’altra opzione per il collegamento con l’oleodotto “Družhba” vicino a Budapest è la costruzione da Novi Sad a Szazhalombatta, lunga 400 chilometri, e il valore stimato dell’investimento è di circa 240 milioni di euro.
L’oleodotto “Druzhba”, in funzione dal 1964, è il più lungo del mondo (4.000 chilometri), parte da Samara in Russia e poi si divide in gasdotti nord e sud, passando per i territori di Bielorussia, Ucraina, Polonia, Germania, Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria, Lettonia e Lituania.
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