E’ un bilancio ampiamente positivo quello che Matteo Patrone, direttore uscente della Banca Europea Ricostruzione e Sviluppo in Serbia (BERS), traccia in esclusiva per il Serbian Monitor mentre si accinge dal primo luglio a ricoprire la stessa posizione in Romania.
Un bilancio caratterizzato da un forte impegno dell’istituzione bancaria non solo in termini di risorse investite, ma anche nell’obiettivo di creare le migliori condizioni per lo sviluppo dell’economia locale.“L’esperienza è stata molto sfidante e ricca di soddisfazioni professionali e personali. Ho avuto il privilegio di lavorare con un ottimo team che ha fatto un lavoro eccellente e che ci ha permesso di ottenere risultati eccellenti. Anche la partnership con le autorità, le controparti private e i nostri colleghi della Banca Europea degli Investmenti, del Fondo Monetario e del gruppo della Banca Mondiale è stata molto positiva”, sottolinea Patrone.
Certo, il contesto è tra i più complessi dell’area: la Serbia ha iniziato la transizione verso un’economia di mercato con oltre un decennio di ritardo rispetto agli altri paesi dell’Europa centro-orientale. A questo ritardo si aggiunge una fortissima deindustrializzazione, conseguenza dei conflitti e dell’embargo degli anni Novanta come anche di processi di privatizzazione poco trasparenti e della scarsa preparazione dei dirigenti industriali formatisi in epoca socialista ad affrontare le sfide della transizione. Chiediamo dunque a Patrone quali sono e come si sono evolute le linee guida dell’azione della BERS in Serbia all’interno di questo scenario.
“La country strategy, approvata dal Consiglio di Amministrazione della Banca lo scorso anno, dopo un’intensiva attività di consultazione con le autorità e importanti stakeholders nel Paese, si articola in tre direzioni:
1) supporto allo sviluppo del settore privato, attraverso un’azione congiunta di servizi di advisory e finanziamento alle imprese, sia direttamente, sia attraverso i nostri partner;
2) supporto al settore finanziario, sia in termini di stabilità (vedi il caso dell’elevato livello di sofferenze), sia in termini di diversificazione delle fonti di finanziamento;
3) sviluppo di un settore infrastrutturale efficiente e sostenibile, con una particolare attenzione alla realizzazione dei progetti già approvati e il coinvolgimento del settore privato nello sviluppo di nuovi progetti”.
Eppure, nonostante il ritardo nella transizione (o forse proprio a causa di esso) la Serbia registra da molti anni bassi tassi di crescita o una crescita addirittura negativa. Rispetto alle sue precedenti esperienze quali sono le peculiarità del paese, della sua economia e dei suoi imprenditori?
“Come ha accennato lei, la recente storia del Paese prima dell’avvento del cambio di regime, non ha aiutato a consolidare le basi per una veloce transizione ad una solida economia di mercato. Devo però sottolineare gli sforzi di questo governo che vanno nella giusta direzione. Bisogna anche constatare che un’economia di dimensioni relativamente modeste come quella serba dovrebbe presentare maggiori potenzialità di turnaround”.
In una prospettiva di reindustrializzazione del paese e all’interno del quadro geopolitico del paese, quali sono i settori dell’economia serba con maggiore potenziale?
“Decisamente la filiera agroalimentare, ma anche alcune nicchie come l’ICT o, grazie anche all’impegno di Fiat, l’automotive. Il settore del turismo poi è quasi inesplorato.
Il ponte sull’Ada a Belgrado
La costruzione è partita nel 2008 grazie a un prestito della BERS da 130 milioni di euro e il primo gennaio 2012 i cittadini della capitale hanno potuto per la prima volta passeggiare sul ponte a una sola campata lungo 954 metri, di cui 376 sul fiume Sava.
Con il suo pilone centrale alto 200 metri, il ponte è diventato un nuovo simbolo della città e ha consentito di collegare le aree residenziali sul lato destro del fiume con le aree commerciali e direzionali poste a Nuova Belgrado.
Quali sono i principali progetti finanziati negli anni scorsi da parte della BERS e quelli ora attivi?
“In Serbia abbiamo un portafoglio di circaa 2,5 miliardi di euro, che ne fa il quinto paese di operatività della Banca e di gran lunga quello con maggiore intensità di investimento in relazione al PIL o su base procapite tra i Paesi di operatività di dimensione rilevante. Abbiamo riconosciuto diversi anni orsono che il gap infrastrutturale è tale da necessitare un impegno particolare in quell’area, per cui i settori dei trasporti, energia, e infrastruttura urbana rappresentano la maggioranza del nostro portafoglio. Abbiamo anche rilevanti investimenti nel settore finaniario e nel settore corporate, in particolare agroalimentare e ICT”.
Sostegno ai produttori serbi di amarene
La Banca Europea Ricostruzione e Sviluppo ha collaborato con l’ufficio serbo della FAO per consentire ai produttori serbi di amarene di ottenere l’Indicazione Geografica Protetta.
La politica economica del paese punta a sostenere la crescita attraverso le esportazioni e con misure rigorose sul bilancio statale. Non vi è il rischio di non sostenere adeguatamente la crescita della domanda aggregata (consumi+investimenti) e di esporre il paese a variabili internazionali non controllabili? Quale è la posizione della EBRD?
“Come accennavo prima, supportiamo l’azione riformatrice e di rigore fiscale di questo governo, in quanto riteniamo che ponga le basi per una crescita più sostenibile dell’economia serba”.
Molti imprenditori italiani hanno investito in Serbia e molti altri hanno intenzione di farlo, eppure sono rari gli accordi con la BERS. A cosa attribuisce questo fatto?
“Spesso chi si impegna in un progetto di diversificazione geografica in aree in cui sono presenti le banche che supportano l’azienda nel paese di origine, si appoggiano a tali istituti. Questo è comprensibile ed in gran parte condivisibile. In questi casi non siamo addizionali.
Ci sono pero’ casi in cui il nostro intervento puo’ essere molto utile in termini di supporto nel dialogo con le autorita’ locali e nazionali e siamo interessati a lavorare in partnership con gli istituti di credito commerciali, anche con strumenti come mezzanino o equity”.
La Serbia si è spesso proposta agli investitori come un paese con un costo del lavoro estremamente contenuto. Questo dato di fatto ha finito tuttavia per attrarre per lo più produzioni labour-intensive, mentre il paese è un esportatore netto di lavoratori qualificati. Vi sono programmi e proposte della BERS per sostenere investimenti in produzioni capaci di valorizzare il capitale umano serbo e la sua capacità di innovare?
“Abbiamo diverse iniziative in questa aerea, per citarne alcune: investimenti diretti in settori ad alto valore aggiunto, attività di advisory per PMI ad alto tasso di crescita e ad una linea di finanziamento equity e quasi-equity focalizzata su expansion. Nel programma di azione sinergica di servizi di advisory e di finaziamento a PMI, operiamo sia con investimenti diretti (sia mezzi propri, sia mezzi di terzi), sia con finanziamenti indiretti attraverso banche partner o fondi di private equity focalizzati sulla regione”.
La transizione economica implica anche una trasformazione dei rapporti sociali. Quali sono gli interventi e i programmi dell’EBRD per sostenere un cambiamento di mentalità, sviluppare un’attitudine diffusa all’imprenditorialità e accrescere il capitale umano e sociale nel paese?
“Nell’ottobre scorso abbiamo firmato una lettera di intenti col Governo sullo sviluppo di attivita’ per migliorare la corporate governance di aziende pubbliche e private, e migliorare quello che in EBRD definiamo “investment climate”. Questo fa parte di una serie di iniziative di policy dialogue e assistenza tecnica ad aziende ed istituzioni che vanno esattamente nella direzione da lei enunciata”
Nel salutarci, l’auspicio finale di Patrone è che il paese continui il cammino intrapreso, “in maniera da creare le condIzioni per una ripresa degli investimenti esteri, che a loro volta dovrebbero favorire lo sviluppo della filiera di imprese locali. Questo puo’ avvenire in diversi settori, agribusiness in primis”.
Dopo due anni e mezzo come direttore per la Serbia, Matteo Patrone è stato nominato nuovo direttore della Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo in Romania e prenderà il nuovo ruolo a Bucarest a partire dal primo luglio 2015.
La sua esperienza in Serbia ha portato risultati molto gratificanti. Dal suo insediamento nel novembre 2012 la Banca ha investito oltre un miliardo di euro e oltre 450 milioni solo nell’ultimo anno. Durante il suo mandato la Banca ha collaborato con successo con le autorità nazionali e il partner IFI per promuovere le riforme e migliorare il contesto d’affari.
Prima di entrare in BERS nel 2008 con il ruolo di Senior Banker nell’Equity Team, Patrone ha ricoperto il ruolo di managing director della Finint & Partners, una casa italiana d’investimento.
Matteo Patrone si è laureato con lode in ingegneria meccanica all’università di Genova e vanta un master in gestione d’impresa all’INSEAD di Fontainbleau.