Membri del Ministero dell’Interno (MUP), della Direzione della Polizia Criminale, in collaborazione con la Procura per la criminalità organizzata e la Procura superiore nonché la Procura speciale per la lotta alla criminalità ad alta tecnologia, hanno individuato un totale di 19 indirizzi di posta elettronica, 18 indirizzi Gmail e un indirizzo ProtonMail, da cui sarebbero stati inviati messaggi su bombe piazzate in varie località della Serbia. È stato stabilito che di questi, 8 provengono dalla Polonia, 4 dal Gambia, 2 dall’Iran e dalla Nigeria e 1 dall’Ucraina, dalla Slovenia e dalla Russia.
“Membri della polizia serba hanno anche identificato una persona che, nella giornata di ieri, ha inviato minacce telefoniche dello stesso contenuto”, si legge nell’annuncio. “Al fine di identificare i mittenti di queste minacce e perseguirli per i reati commessi, e dato che si tratta di cittadini stranieri che non risiedono in Serbia, è in corso uno scambio internazionale di dati tra il Ministero dell’Interno della Repubblica di Serbia, attraverso Europol e Interpol, con le altre autorità di Svezia, Lituania, Svizzera, Federazione Russa e Ungheria, oltre che con Google”, ha affermato il Ministero dell’Interno.
Dall’11 marzo di quest’anno ad oggi, centinaia di messaggi minacciosi su presunti ordigni esplosivi collocati in luoghi o istituzioni pubbliche sono pervenuti in 48 occasioni tramite e-mail o telefonate agli indirizzi di varie istituzioni in Serbia. Messaggi minacciosi sono stati inviati dagli indirizzi Gmail, ProtonMail, Eunet, Yandex, nonché tramite telefonate anonime. Nei giorni precedenti anche alcuni cittadini della Serbia hanno inviato messaggi minacciosi, aggiunge il Ministero dell’Interno.
Solo negli ultimi tre giorni, squadre specializzate per la protezione antisabotaggio insieme ad agenti di polizia e cani poliziotto appositamente addestrati, hanno condotto ispezioni su diverse centinaia di edifici pubblici, scuole, ospedali e centri commerciali. Le verifiche hanno accertato che tutte le minacce erano false.
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