Il “Democracy Index” del 2020, pubblicato dalla rivista britannica “Economist”, ha valutato la democrazia in Serbia con un punteggio medio di 6,22, che è il punteggio più basso dal 2006, cioè quando è stato creato l’Indice.
La Serbia è di nuovo nella categoria delle “democrazie carenti”, al 66° posto, e il calo del punteggio medio rispetto all’anno precedente è di 0,19, che è il calo più grande in un anno dal 2006, secondo il nuovo rapporto dell’Economist Intelligence Unit (EIU), che conduce ricerche e analisi.
Il rapporto “In sickness and in health?” comprendeva 167 Paesi, valutati su 60 indicatori in cinque categorie: processo elettorale e pluralismo, funzionamento del governo, cultura politica democratica e libertà civili.
I Paesi sono divisi in quattro categorie: “democrazie piene”, “democrazie carenti”, “regimi ibridi” e “regimi autoritari”, e sono classificati da 0 – regimi autoritari, a 10 – piena democrazia.
La Serbia ha ricevuto un totale di 6,22 punti (su un massimo di 10), che è inferiore al rapporto dell’anno scorso quando aveva un punteggio di 6,41, anche se ha mantenuto lo stesso 66° posto nella classifica, davanti a Paraguay e Sri Lanka, e dietro a Lesotho e Indonesia.
Tra i Paesi della regione, Slovenia, Croazia, Serbia e Albania sono classificati come “democrazie carenti”, mentre Bosnia, Montenegro e Macedonia del Nord sono valutati come “regimi ibridi”.
Davanti alla Serbia ci sono la Slovenia al 35° posto, la Croazia al 59°, e dietro Albania (71), Macedonia del Nord (78), Montenegro (81) e BiH (101).
Secondo il nuovo indice di democrazia, il calo si registra in tutta la regione dell’Est Europa, che include la Serbia, e il cui punteggio medio per il 2020 è sceso a 5,36 da 5,42.
I primi Paesi nella lista dell’Europa orientale sono l’Estonia, la Repubblica Ceca e la Slovenia. La Croazia è 10°, Romania 11°, Serbia 12°, Albania 13°, Macedonia del Nord 14°, Montenegro 17° e Bosnia 20°.
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