La visita di ieri del Presidente turco Recep Tayyip Erdogan a Belgrado si è svolta nel contesto delle questioni regionali e della cooperazione economica tra i due Paesi. “E’ l’età d’oro delle relazioni serbo-turche”, ha valutato il Presidente della Serbia, Aleksandar Vučić.
Come previsto prima della visita, i soggetti chiave dei colloqui dei due Presidenti sono stati i problemi regionali, il miglioramento della cooperazione reciproca, l’Ucraina e l’energia. Il Presidente della Serbia ha chiesto aiuto alla Turchia per la fornitura di elettricità durante l’inverno e ha anche espresso interesse per l’acquisto dei droni Barjaktar turchi.
Il Presidente turco, dal canto suo, ha sottolineato che “Ankara è pronta a sostenere in ogni modo il raggiungimento di una soluzione tra Serbia e Kosovo”. Per quanto riguarda la situazione in Ucraina, Erdogan ha affermato che la Turchia ha sempre seguito una politica di equilibrio tra Russia e Ucraina, e ha aggiunto che non ci sono vincitori in questa guerra, “ma ci sono molti perdenti”. Allo stesso tempo, ha richiamato l’attenzione sul fatto che la Russia non deve essere sottovalutata e che coloro che lo fanno si sbagliano.
La cooperazione economica tra i due Paesi è in costante crescita e, secondo Erdogan, l’abolizione dei visti e la firma di un protocollo sull’ingresso in entrambi i Paesi con una carta d’identità migliorerà ulteriormente la buona cooperazione. Erdogan ha espresso la speranza che ci sia una riconciliazione di tutte e tre le comunità in Bosnia Erzegovina e che i Balcani non debbano più tollerare questo tipo di problema.
“La Turchia è molto interessata alla regione balcanica e ha il potenziale per essere coinvolta nella risoluzione delle controversie”, dice l’analista politico Dragomir Andjelković. “Da un lato ha una grande influenza sui bosniaci in Bosnia Erzegovina e nel Sangiaccato, così come sugli albanesi in Kosovo e Macedonia, e dall’altro ha costruito buoni rapporti con i serbi in Serbia e in Repubblica Srpska. Erdogan, che è considerato un politico di mentalità islamista, è riuscito a superare l’unilateralità che alcuni precedenti governi turchi laici avevano in quest’area”, dice Andjelkovic.
Grande attenzione durante la visita del Presidente turco è stata riservata ai rapporti economici tra i due Paesi. L’attuale volume di scambi di merci è di circa due miliardi di dollari e il presidente turco afferma che l’obiettivo è che lo scambio raggiunga presto i cinque miliardi di dollari. Le aziende turche in Serbia danno lavoro a circa 10.000 lavoratori.
Dragomir Anđelković richiama l’attenzione sul fatto che la Turchia investe in quelle parti della Serbia dove nessun altro investe: “Se guardiamo alla struttura dei loro investimenti, spesso si trovano in aree molto sottosviluppate, il che è di grande importanza per la Serbia”. Tenendo presente che anche la Turchia è in crisi economica, “ora è importante che Belgrado e Ankara concordino politicamente sul fatto che questa attività non si ritiri”, sottolinea Anđelković.
L’attuale crisi energetica e del gas ha dato ulteriore importanza al cosiddetto flusso turco, o balcanico, che è attualmente una delle direzioni più stabili dell’approvvigionamento di gas. “Quella direzione è di grande importanza per noi, ma non solo Turchia e Russia ci stanno pensando, ma anche l’Unione Europea”. “Se l’ulteriore complicazione delle relazioni geopolitiche persiste, è probabile che anche il Balkan Stream sarà minacciato. Perché è improbabile che non ci sarà gas da altre parti e che ci sarà lì, l’Unione Europea non lo permetterà”, sottolinea Anđelković.
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