Il Fondo per lo Sviluppo della Vojvodina mette a rischio l’arrivo della Ferrero

Nonostante il forte interesse della multinazionale dolciaria italiana per  rilevare il complesso agricolo “Aleksa Santic” di Sombor l’operazione è entrata in un collo di bottiglia a causa del Fondo per lo Sviluppo della Vojvodina (FSV), che non recede dal principio di farsi rimborsare dalla “Aleksa Santic” in toto tutti i debiti pregressi.

Secondo quanto dichiara al quotidiano Blic l’Agenzia per le Privatizzazioni, il valore complessivo della “Aleksa Santic”, specializzata nella produzione di cereali e semi oleosi, è di 910,4 milioni di dinari. I primi creditori che sono stati saldati sono stati l’Agenzia per l’assicurazione dei depositi e l’Agenzia delle Entrate della Repubblica di Serbia per un totale di 320 milioni di dinari. Tuttavia i restanti 590 milioni di dinari non sono sufficienti per saldare l’intero debito con il Fondo per lo Sviluppo della Vojvodina, che dichiara un credito di 684, 4 milioni di dinari con gli interessi, ammontare non definitivo visto che cresce di giorno in giorno a causa degli interessi.

Alla domanda se vi è la possibilità che il Fondo riduca le sue richieste, almeno quelle relative agli interessi, il direttore del FSV Goran Hodoba ha dichiarato che per la riduzione del debito sono competenti il governo di Serbia e il segretariato all’economia della Provincia Autonoma di Vojvodina, i quali non hanno tra loro alcuna comunicazione da due anni, fatto confermato dal segretario provinciale all’economia Miroslav Vasin, il quale dichiara: “E’ una cosa davvero brutta che l’Agenzia per le Privatizzazioni non contatti il segretariato all’economia o il governo provinciale. La cosa più importante è che l’acquirente possa rilanciare il complesso agricolo e garantire ad esso un’attività di successo”.

Nel corso della settiman dovrebbe finalmente svolgersi un incontro tra l’Agenzia per le Privatizzazioni, il governo provinciale e il comune di Sombor.

La “Aleksa Santic” produce cereali e semi oleosi su una superficie di circa 4100 ettari ma fino a pochi anni fa utilizzava 6000 ettari, anche destinati alla produzione di frutta, oggi sostanzialmente ferma.

(Blic, 23.11.2014)

 

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