“A causa delle sanzioni che interromperanno il flusso di petrolio russo verso la Serbia, i derivati in Serbia non dovrebbero comunque diventare più costosi”. Lo ha affermato l’esperto di energia Miodrag Kapor, facendo riferimento alle nuove sanzioni europee che fermano il greggio russo anche in Serbia.
“I derivati in Serbia non dovrebbero essere più costosi per questo motivo. La cosa non ha una logica economica. L’unico cambiamento è che si ridurrà il profitto della NIS-Gazpromneft, e in una certa misura della Serbia, a causa dell’adeguamento del prezzo di petrolio importato sul mercato”, ha detto Kapor, affermando che, la Serbia non sta dietro ai Paesi circostanti per quanto riguarda i prezzi dei derivati del petrolio.
Secondo le sue parole, l’approvvigionamento e la lavorazione del petrolio russo finora hanno consentito dei profitti alla NIS Gazpromneft. “La domanda di petrolio russo era più bassa e noi, e soprattutto Gazpromneft, ne abbiamo tratto vantaggio, perché loro hanno una partecipazione di maggioranza nella NIS. Esportavano derivati del petrolio e lubrificanti nei Paesi circostanti e avevano derivati più economici rispetto ad altri Paesi, cosa che ora che non ci succederà più”, ha detto.
Parlando dell’annuncio della costruzione di un oleodotto che collegherebbe Serbia e Ungheria, Kapor ha affermato che la connessione infrastrutturale è buona, ma ci si dovrebbe chiedere se sia commercialmente ed economicamente giustificata. “Non vedo che la Croazia sia un partner inaffidabile e possiamo ricevere petrolio attraverso l’oleodotto JANAF, tranne il petrolio russo. Anche se costruiamo quell’oleodotto con l’Ungheria, non siamo in grado di fornirci di petrolio russo nemmeno attraverso quel terminale”.
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