“Il coronavirus è tutt’altro che scomparso. Attualmente, almeno un minimo di misure epidemiologiche protettive dovrebbe essere introdotto sotto forma di mascherine all’interno e all’esterno in situazioni in cui non è possibile mantenere la distanza”, ha affermato la dott. Slavica Plavšić, pneumologo in pensione.
I ceppi più infettivi di Omicron sono presenti in Serbia da tempo, anche se nessuno sa in quale percentuale. Si presume che stiano già dominando, il che potrebbe anche spiegare l’aumento del numero di contagiati a cui abbiamo assistito in questi giorni. Dall’inizio di questa settimana, il numero di pazienti ha superato i 2.000 e la dott. Plavšić afferma che questa è solo la punta dell’iceberg. “È certo che questo numero è molto più basso della situazione reale perché pochissime persone vengono testate. Possiamo presumere che ci siano molti più contagiati. Molti hanno dimenticato che il virus è ancora qui, che non è passato, e semplicemente non vanno a fare i test, pensando che i problemi che hanno siano il risultato di altre infezioni respiratorie o di un virus allo stomaco”.
La stessa afferma che è molto difficile prevedere l’ulteriore corso di questa ondata a causa delle limitate informazioni condivise ma possiamo aspettarci un ulteriore aumento del numero di contagiati nelle prossime due settimane, senza drammatici balzi. Plavšić afferma che è necessario riportare all’uso delle mascherine negli spazi chiusi, nonché che è necessario introdurre l’uso obbligatorio delle mascherine N95, obbligatorie in molti Paesi europei. “Ciò che è molto importante e va sottolineato è il mancato rispetto delle misure nelle istituzioni sanitarie. Oggi ero in una struttura sanitaria statale e non ho visto una sola maschera indossata correttamente. Dopo quasi tre anni, non abbiamo imparato neanche questo. Le normali mascherine di stoffa sono fuori questione, le normali mascherine chirurgiche non significano nulla, soprattutto quando vengono indossate in modo improprio, solo sulla bocca; servono le N95, che non sono costose e potrebbero essere distribuite alle persone anche nelle istituzioni sanitarie”.
La stessa conclude che al momento è necessario che l’uso delle mascherine diventi obbligatorio nelle “strutture sanitarie, nei trasporti pubblici, in tutti i luoghi in cui più persone si radunano in uno spazio più piccolo e all’esterno dove non c’è possibilità di distanza fisica”.
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