I vantaggi della “mini Schengen”

Finora, solo il Montenegro non ha sostenuto il piano d’azione sul mercato regionale comune dei Balcani occidentali, chiamato “mini Schengen” e implementato da Serbia, Macedonia del Nord, Kosovo, Albania e Bosnia-Erzegovina. Si tratta di un piano d’azione per il periodo 2021-2024, che prevede l’introduzione di quattro libertà nella regione, le stesse su cui si basa l’Unione Europea: circolazione libera di persone, merci, servizi e capitali.

I Paesi della regione, con l’aggiunta della Moldova, cooperano economicamente da più di un decennio attraverso l’accordo “CEFTA” (Accordo centroeuropeo di libero scambio). Grazie a questo, la Serbia da anni ottiene un elevato surplus commerciale estero. Secondo i dati ufficiali, solo nel 2019 ha esportato infatti merci per un valore di 3,06 miliardi di euro verso i Paesi “CEFTA” e ne ha importati 978,7, scrive “Deutsche Welle”.

Scopri quali sono stati i principali investimenti esteri in Serbia nel 2019: clicca qui!

Insieme alla Serbia, anche l’Albania ha un surplus commerciale (significativamente inferiore) con i Paesi “CEFTA” (esporta 417,6 milioni di euro, importa 361,7 milioni), mentre ad esempio il Montenegro ha un deficit di oltre mezzo miliardo di euro.

Quali settori economici trarrebbero maggiori benefici, se le quattro libertà citate fossero realmente introdotte nella regione?

Gli esperti di “Deutsche Welle” concordano sul fatto che il turismo è uno dei rami economici che potrebbero trarre vantaggio più rapidamente dall’istituzione di nuove regole, anche se secondo molti si verificherà un’inevitabile influenza della politica in diversi campi.

“Cosa migliorerà? Si tratta di vantaggi comparativi per ciascuno dei membri. In primo luogo il turismo, un migliore utilizzo delle capacità esistenti e l’importazione di alcune catene di produzione, come l’industria automobilistica e l’industria alimentare”, afferma il professore Sain dell’Università di Economia di Sarajevo, aggiungendo che la visione di tale associazione è una forma di cooperazione reciproca con l’obiettivo di esportare prodotti comuni verso mercati terzi.

“Prendiamo, ad esempio, l’industria del legno. Un gigante mondiale, come IKEA, chiede alla Bosnia più di quanto può offrire. Abbiamo materie prime, abbiamo conoscenza, esperienza, perché non tutti dovrebbero unirsi e collaborare con un gigante come IKEA. Anche nel campo dell’industria automobilistica, dell’agricoltura, del turismo, dobbiamo solo lasciare che gli esperti trovino le soluzioni più razionali”, dice Sain.

Arben Malaj, ex Ministro dell’economia albanese e membro del parlamento albanese, ora presidente dell’Istituto per le politiche pubbliche e il buon governo, dice che è molto importante vedere se questo accordo agirà “come una stazione dove i Paesi dovranno aspettare o un binario che accelera il percorso di integrazione dei Paesi con l’UE”.

“Il “CEFTA” ha spesso affrontato la sfida delle barriere non tariffarie, dove si sono verificate alcune guerre commerciali. Pertanto, l’effetto positivo del ravvicinamento e dell’armonizzazione della legislazione con l’UE e della riduzione dei dazi doganali è stato fermato da barriere non tariffarie che alimentano gli interessi di alcune aziende. Ci sono voluti cinque anni dalla fine della seconda guerra mondiale perché vinti e vincitori in Europa si unissero attraverso la cooperazione economica e l’integrazione volta a ridurre ed eliminare conflitti e guerre; i Balcani sono ancora impauriti dopo 20-30 anni di conflitti religiosi ed etnici”.

Ljubodrag Savic, professore alla Facoltà di Economia di Belgrado, afferma che un accordo del genere, in caso di successo, offrirà grandi opportunità, ma che non significa molto al momento perché la maggior parte di questi Paesi non ha progetti o infrastrutture comuni. Allo stesso tempo, vede come un problema il fatto che le persone non comprendano appieno l’importanza dell’economia.

“Questo è il nostro problema di base: le persone non capiscono che la politica è una cosa, la storia e il passato un’altra, ma l’economia è la cosa più importante per la maggior parte delle persone. È bello essere un serbo orgoglioso, ma non si vive di questo; nei Balcani non organizziamo le cose nell’ordine giusto e agiamo contrariamente ai nostri interessi. Abbiamo ora un’opportunità e vedremo se sapremo usarla”, ha detto Savic.

Oltre al turismo e al commercio, lo stesso vede l’agricoltura, l’edilizia e i trasporti tra i settori che trarranno più vantaggio da questo accordo.

https://www.021.rs/story/Info/Biznis-i-ekonomija/258488/Ko-je-na-dobitku-uz-mini-Sengen.html

This post is also available in: English

Share this post

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

scroll to top