Gas: la Serbia entrerà nel progetto Turkish Stream

L’accordo sul gas che la Serbia ha firmato con la Russia in occasione della visita del Presidente Aleksandar Vucic a Mosca trasformerà anche la Serbia in un paese esportatore di gas.

Lo ha affermato Radojka Nikolic, caporedattore della rivista Business, citata giovedì da Tanjug, spiegando che la Serbia addebiterà le tasse di transito ad altri paesi, così come l’Ungheria ha fatto in passato.

“Finora, la Serbia ha avuto accordi che le hanno permesso di importare gas. La Serbia sta diventando un esportatore di gas, il che significa automaticamente l’inclusione della Serbia nel nuovo gasdotto turco”, ha dichiarato Nikolic a Tanjug. Il Turkish Stream dovrebbe entrare in Serbia dalla Bulgaria e sei mesi fa sono state collocate le tubature sotto il Mar Nero, segnando l’inizio della costruzione del gasdotto.

All’inizio di luglio, inoltre, è stato firmato un accordo con l’Ungheria che consente a questo paese di importare gas russo dalla Serbia, fatto che riveste per quest’ultima un’importanza notevole, perchè la rende un paese di transito. Le tasse di transito che l’Ungheria in passato ha raccolto consegnando gas russo alla Serbia verranno in futuro raccolte dalla Serbia in quanto fornitrice di gas all’Ungheria.

“Non si tratta solo dell’esportazione di gas dall’Ungheria dalla Serbia, ma anche di possibili altri due gasdotti per l’esportazione nella Repubblica di Serbia e in Croazia, e da lì forse in altri paesi europei, a seconda della capacità”. Secondo Nikolic si tratta di un grande investimento e la prima parte del gasdotto dovrebbe essere completata in tre o quattro mesi, mentre l’intero gasdotto turco impiegherà “un po’ di più”.

“Questa parte, che ci riguarda, sarà completata entro la fine del 2019, quando scadrà l’accordo esistente tra Russia e Ucraina. In tal senso si tratta di una grande opportunità per la Serbia, per diventare un paese di transito per il gas russo verso altri paesi.” Inoltre è molto importante che la Serbia nel frattempo abbia aumentato il consumo di gas, “conseguenza assolutamente logica della crescita economica del paese”. La crescita è ancora minima, pari al 2% quest’anno, mentre la previsione per il 2018 è del 3,5%, ha osservato Nikolic.

“Speriamo che sia così. Quindi dovremo contare gli uni sugli altri, tra i paesi che hanno una crescita economica più veloce, forse più veloce di altri nella regione. Per ora, siamo in ritardo rispetto alla crescita della regione, ma in ogni caso, questo accordo sul gas significa si può fare affidamento sulla crescita economica da realizzare gradualmente”.

E anche il commercio con la Russia assume rilevanza, considerando che nei primi nove mesi di quest’anno si è avvicinato a circa 2 miliardi di dollari, con la Serbia che ha esportato beni per circa 750 milioni di dollari in Russia, mentre le importazioni sono state pari a circa 1,1 miliardi di dollari.

“Le importazioni sono leggermente aumentate, ma le nostre esportazioni in Russia sono aumentate considerevolmente di più, tra il 27% e il 28%”, ha aggiunto Nikolic, la quale ritiene che questa sia una tendenza molto significativa e osserva che la Russia è stata sottoposta a sanzioni dell’UE per quattro o cinque anni, descrivendo come “una vergogna” che la Serbia “solo ora stia raggiungendo questo livello leggermente più alto di esportazioni verso la Russia”.

Nikolic ha anche notato che tutti gli accordi che la Serbia ha con la Russia per quanto riguarda il libero transito di esportazione e gas scadono nel 2021, “quando la Serbia dovrà armonizzare i suoi regolamenti con i regolamenti dell’UE sulla sua strada per l’adesione all’UE”.

(b92, 21.12.2017)

https://www.b92.net/eng/news/business.php?yyyy=2017&mm=12&dd=21&nav_id=103096

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