Felicità: i Balcani non brillano nella classifica mondiale

In occasione della Giornata Internazionale della Felicità, promossa dall’ONU a partire dal 2012, sono stati presentati lunedì a New York i risultati di uno studio, grazie al quale è stato possibile stilare una classifica dei paesi per indice di felicità. 

In base ad una serie di parametri di riferimento, che vanno dal reddito all’aspettativa di vita, al benessere, alla percezione della corruzione, alla mancanza di fiducia e generosità, allo Sviluppo di Soluzioni di rete sostenibili (SDSN), emerge, non sorprendentemente, che la maggior parte degli scandinavi hanno diverse ragioni per piazzarsi in cima alla classifica della felicità.

Senza considerare la Svizzera, i paesi scandinavi occupano quattro dei primi cinque posti della classifica, seguiti al sesto posto dagli olandesi, il che può spiegare perché gli elettori nei Paesi Bassi abbiano rifiutato di votare Geert Wilders la scorsa settimana.

Americani e inglesi sembrano moderatamente felici nel complesso, attestandosi al 14° e 19° posto. Altrettanto ovviamente, gli stati africani e del Medio Oriente, in guerra o carestia, appaiono nella parte inferiore della classifica, dove è possibile trovare Siria, Yemen, Burundi, Ruanda e Repubblica Centrafricana.

Ma quanto sono felici le persone dei Balcani?

Tra i paesi non-così-felici, romeni e sloveni sembrano i più felici, attestandosi al 57° e 62° posto, rispettivamente, sopra gli altri stati balcanici. Serbia, Croazia e Kosovo sono tutti intorno alla 70° posizione, appena sopra il Montenegro.

I due stati più miserabili dei Balcani sono Macedonia e Bosnia, al 90° e 92° posto rispettivamente. I macedoni potrebbero essere infastiditi dal ritrovarsi classificati un solo punto sopra la devastata Somalia, e solo 11 posti al di sopra della Cisgiordania palestinese occupata da Israele.

Meik Wiking, dall’Istituto di ricerca sulla felicità in Danimarca, spiega che il senso di benessere tra la maggior parte degli scandinavi è facile da comprendere: “Ciò che funziona nei paesi nordici è un senso di comunità e di comprensione e del bene comune”.
 
L’autore del rapporto, John Helliwell, economista della British Columbia, in Canada, chiarisce che la felicità non è solo una questione economica: “Sono i fattori umani che contano. Se i ricchi hanno più difficilmente relazioni interpersonali frequenti e affidabili, ne vale la pena?”.

L’ex Segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-Moo, ha lanciato la SDSN nel 2012 per promuovere competenze scientifiche globali al servizio di soluzioni per i problemi dello sviluppo sostenibile.

Il rapporto stesso sottolinea che gli indici felicità andrebbero presi sul serio.

“Sempre più spesso, la felicità è considerata la corretta misura del progresso sociale e l’obiettivo delle politiche pubbliche. Nel giugno 2016 l’OCSE si è impegnata “per ridefinire la narrazione della crescita per mettere il benessere delle persone al centro degli sforzi dei governi”.

(Balkan Insight, 20.03.2017)

http://www.balkaninsight.com/en/article/balkan-states-look-gloomy-on-world-happiness-table-03-20-2017#sthash.P8xgksb0.dpuf

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