Dal suo arrivo in Serbia, che l’ha accolta con 130 ettari di terreno coltivabile del più fertile della Vojvodina del valore di 7,5 milioni di euro e altri 76 milioni di euro di sovvenzioni dal bilancio, la fabbrica cinese di pneumatici “Linglong” ha operato in modo discutibile. Oltre a iniziare a costruire senza alcuno studio precedente sull’impatto ambientale, a nessuno è permesso entrare nel cantiere della futura fabbrica e i lavoratori portati dalla Cina lavorano in condizioni quasi disumane. In futuro, gli stessi saranno sostituiti da lavoratori serbi che hanno già dovuto firmare contratti di lavoro in cui accettano sanzioni rigorose se rivelassero a qualcuno i propri guadagni.
Secondo “N1”, l’articolo 4 del contratto di lavoro afferma che “se un dipendente rivela informazioni sui propri guadagni, ogni volta che viene rilevato tale comportamento sarà obbligato a risarcire il 20% dello stipendio come compenso mentre quando divulga informazioni sui propri guadagni per 2 volte di seguito la multa sarà pari al 50% dello stipendio, a titolo di risarcimento danni”. Il contratto non specifica se il divieto di condivisione delle informazioni sulla retribuzione del dipendente si applichi anche all’ambiente personale, ma si aggiunge che chi viola questo in due occasioni sarà “sorvegliato per un mese”. L’avvocato Veljko Milić sottolinea che né il controllo né la supervisione sui dipendenti sono conformi alla legge della Repubblica di Serbia e che nessun datore di lavoro può eseguirle.
“Questi regolamenti interni servono più a intimidire la forza lavoro che ad avere una base legale. Le aziende possono fare i propri regolamenti di lavoro, ma quando e se c’è una procedura giudiziaria, tutto perde valore se non è conforme alla legge”, afferma Milić, osservando che non sa come un datore di lavoro possa mettere un lavoratore sotto sorveglianza.
Oltre a queste violazioni, la “Linglong” è stata accusata di inquinare consapevolmente l’ambiente, poiché le acque reflue della fabbrica trattate in una fossa settica, si sarebbero mescolate con l’acqua di raffreddamento degli impianti di produzione e poi scaricate nel fiume Luoshan. Oltre a queste accuse, la società “Linglong” è accusata anche del furto del brevetto di una società concorrente nel 2010. Secondo il “Texas Tribune”, l’inventore americano Jordan Fishman, che aveva progettato dei pneumatici da miniera, ha scoperto che i suoi progetti brevettati erano stati rubati da due distributori internazionali di pneumatici, uno dei quali era la “Linglong”, in Cina. La vicenda alla fine si è conclusa davanti a un tribunale degli Stati Uniti, dove la “Linglong” e un altro distributore hanno dovuto pagare 26 milioni di dollari come risarcimento per il furto.
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