Energia eolica troppo costosa

Nei giorni scorsi la EPS-ElektroPrivreda Srbije (NdT: l’ente elettrico di Stato) poteva comprare energia alla borsa elettrica a 36,15 euro per Megawatt, mentre gli impianti eolici producono un Megawatt al costo di 92 euro.

L’americana “General Electric” sarebbe interessata a realizzare dei parchi eolici nelle località di Dolov e Kovacica. Il valore dell’investimento sarebbe pari a un miliardo di euro per una produzione da 500 megawatt, operazione che potrebbe portare alla creazione di 500 posti di lavoro, dichiara il direttore della multinazionale americana per il sud est Europa Gaetano Massara.

Si tratta della conferma in pratica dell’annuncio dato dal primo ministro Aleksandar Vucic nel corso della sua recente visita negli Stati Uniti quando ha comunicato che “tutti questi progetti sono ora fermi in attesa dei permessi, della preparazione dei contratti di fornitura  di energia elettrica, dell’approvazione dei regolamenti e dei contratti-quadro”.

In Serbia dal primo agosto l’energia elettrica aumenterà del 12% e un kilowattora per uso domestico costerà 8,82 dinari Iva inclusa (circa 0,073 euro). Il prezzo di acquisto dell’energia eolica, sulla base dell’attuale legislazione, è di 0,92 eurocent al kilowattora. Sulla base di questi dati chi pagherebbe in Serbia la costosa energia verde?

Un operatore privato del mercato elettrico sottolinea che un investitore estero che volesse realizzare un parco eolico dovrebbe poi trovare un acquirente per la sua energia sul libero mercato, alquanto difficile con la EPS che vende il suo prodotto a prezzi molto più competitivi. “Nei giorni scorsi un Megawatt sul mercato elettrico poteva essere acquistato dalla EPS a 36,15 euro, mentre per un Megawatt di energia eolica bisognerebbe spendere 92 euro, quasi il triplo. La EPS ha l’obbligo per i prossimi 12 anni di comprare l’energia eolica prodotta dagli operatori privati perché si è impegnata a ridurre entro il 2020 la produzione di gas serra, ma questi costi ricadranno poi sulle tasche dei consumatori, mentre al contempo metà delle scuole in Serbia ha problemi con le fogne.”

E’ interessante notare che questo programma viene portato avanti in Serbia quando in altre nazioni Ue, come la Spagna e il Portogallo, è stato sospeso su consiglio della Banca Mondiale perché troppo oneroso per le casse statali. Nel frattempo la Polonia produce il 99% della sua energia dalle centrali termoelettriche. “La Serbia non può essere comparata con la germania che ha 30,000 Megawatt di energia da rinnovabili installata”, dice il nostro interlocutore, il quale sottolinea che nel nostro paese gli investitori esteri sono i benvenuti ma si chiede anche perché i cittadini serbi attraverso la EPS dovrebbero pagare così cara questa energia quando sul mercato la si puà importare a un prezzo due volte e mezzo inferiore. “E non si capisce perché la centrale idroelettrica di Djerdap non venga considerata da Brussels come fonte rinnovabile”, prosegue.

Alla domanda se la Serbia abbia una base di acquirenti di energia da fonti rinnovabili sulla base dei prezzi attuali, Milos Culic, direttore della società “New Energy Solutions”, afferma che l’obiettivo è dimostrare che la Serbia è un paese sicuro per gli investitori. “Per quanto riguarda i sussidi all’acquisto di energia eolica, la scelta rientra nell’obiettivo di arrivare entro il 2020 al 27% del totale dei consumi elettrici da fonti rinnovabili. Questo obiettivo sarebbe irrealizzabile solo con fonti da idroelettrico o da solare o da biomasse”. Colic sottolinea che le tecnologie utilizzate nelle fonti rinnovabili sono pi costose di quelle convenzionali e che la sovvenzione copre la differenza tr ail prezzo di mercato e le tariffe agevolate definite nel Decreto sugli incentivi. Colic sottolinea anche che per anni gli investitori hanno avuto problemi con le normative e le procedure per cui alcuni vi hanno rinunciato mentre sono rimasti coloro che hanno fatto gli investimenti più importanti. “Finora sono stati investiti circa 30 milioni di eruo senza nemmeno iniziare la costruzione degli impianti. Gran parte di questo denaro è arrivato all’economia serba attraverso gli ingaggi di società di consulenza e progettazione Colic crede che sia realistico ritenere che entro il 2020 si avranno tutti e 500 Megawatt in produzione, con un investimento complessivo che potrebbe avvicinarsi attorno al miliardo di euro. “Ogni altra opzione significherebbe prendere in giro gli investitori che hanno pazientato per anni e non rispettare gli impegni internazionali. Gli investitori sono pronti a realizzare gli impianti e i contratti di acquisto dell’energia prodotta sono la garanzia della loro sostenibilità finanziaria. In altre parole, bisogna garantire ad essi che l’energia prodotta verrà acquistata, immessa in rete e pagata quanto stabilito dai contratti”, conclude Colic.

(politika, 21.06.2015)

 

 

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