Emergenza migranti: la Serbia dimostra accoglienza e solidarietà

Uno dei problemi più grossi nella gestione dell’emergenza profughi è di certo la comunicazione. Anche se molti migranti parlano inglese, una componente importante, specialmente i più giovani, le donne e gli anziani, parla solo l’arabo delle rispettive nazioni di provenineza. Questo gap linguistico crea a volte ritardi e incomprensioni, anche sulle reali necessità e obiettivi dei migranti.
khalil-1Su questo tema Serbian Monitor ha intervistato Khalil Nabhan, uno dei volontari maggiormente impegnati nel sostegno ai migranti e nella mediazione linguistica e culturale. Khalil, ventiduenne palestinese di Hebron, vive da tre anni a Belgrado dove studia alla Facoltà di Ingegneria civile dell’Università.

Come fu il tuo impatto con la Serbia?

“Ho vissuto quasi tutta la mia vita in Tunisia e all’inizio a Belgrado è stata dura adattarsi, ma la Serbia e il popolo serbo mi hanno accolto a braccia aperte”.

Tu puoi parlare in arabo con i migranti e dunque sei al corrente dei loro effettivi bisogni. Ce li puoi descrivere?

“La strada verso l’Europa è lunga e costosa. Molti rifugiati e migranti arrivano in Serbia quando sono rimasti loro davvero pochi soldi, per cui devono basarsi sulle donazioni dei privati o sull’aiuto delle organizzazioni di assistenza. I loro bisogni sono molto essenziali: cibo, acqua, abiti, prodotti per l’igiene personale, ma anche, molto improtante, cibo e prodotti per l’igiene dei bambini”.

tendopoli

Il parco davanti alla stazione degli autobus di Belgrado si è gradualmente trasformato in una tendopoli


Hai notato cambiamenti nel corso dei mesi nella composizione nazionale o sociale del flusso dei rifugiati?
“Ci sono molte nazionalità. Innanzitutto ci sono i migrant provenienti da Siria, Iraq e Afganistan, che stanno scappando dalla guerra e dall’instabilità che affligge i loro paesi. Tuttavia ci sono anche migranti per ragioni economiche, che arrivano dal Pakistan, dalla Nigeria, dall’Algeria e dall’Africa sub-sahariana. Essi scappano da situazioni di incertezza economica o di povertà estrema e sperano in un futuro migliore nei paesi dell’Unione europea.

Gran parte dei migranti sono giovani, per lo più studenti, ma ci sono anche intere famiglie da varie classi sociali. Io personalmente ho incontrato pittori, musicisti, insegnanti, imprenditori e anche attori di teatro”.

Hai qualche storia particolare da raccontarci?

“Pochi giorni fa ho incontrato a Belgrado un giovane siriano di 21 anni con sua moglie. Egli lasciò la Siria pochi anni fa e raggiunse i Paesi Bassi, dove ottene l’asilo politico. Poteva dirsi contento, ma l’unico problema era che la moglie era ancora in Siria e la situazione nel paese peggiorava di giorno in giorno, dunque doveva trovare un modo per farla uscire. Così contattò dei trafficanti per farla arrivare in Grecia, dando fondo a quasi tutti i suoi risparmi. Lui l’ha attesa in Grecia dove si sono ritrovati per poi iniziare il viaggio a piedi attraverso i Balcani per raggiungere i Paesi Bassi. Li ho rivisti ancora al confine con l’Ungheria, pochi minuti prima di apprestarsi a oltrepassare insieme la barriera di filo spinato. Credo che sia una bellissima storia d’amore”.

Quale lo stato d’animo delle persone che si trovano a Belgrado?
“I migranti sono abbastanza contenti di trovarsi oramai a metà strada dalla loro destinazione finale, gran parte di essi si sentono al sicuro e trattati bene. Nei loro occhi vedo scorgo speranza. I giovani sperano in un futuro migliore per se stessi mentre i più adulti sperano in un futuro migliore per i loro figli”.

A tuo avviso quanti di essi intendono ricostruirsi una vita in Serbia?
“Tutte le persone con cui ho parlato sono molto grati per quello che la Serbia e i serbi stanno loro offrendo. Un ragazzino di tredici anni mi ha detto che non dimenticherà mai come è stato accolto qui. E tutto questo rende anche me orgoglioso di vivere in un paese con tanta gente meravigliosa. Tuttavia non credo che molti migranti si fermeranno in Serbia perché molti di essi hanno parenti e amici nei paesi dell’Unione che vogliono raggiungere”.

aiuti ai migrantiOgni giorno molti belgradesi fanno la spesa e distribuiscono ai profughi pacchetti con generi di prima necessità

Come si possono aiutare in concreto i migranti?
“Facendo conoscere la situazione reale a più persone possible. Ho visto cosa la gente è stata capace di fare l’anno scorso durante le alluvioni. Un movimento di solidarietà attraversò l’intera popolazione sopratutto grazie alla mobilitazione dei media. Oggi nel mezzo della crisi dei migranti i media stanno presentando solo la componente problematica e non la sfida umanitaria che pone questa emergenza. Per cui i media devono solo concedere il giusto spazio a questo tema e informare coloro che non sono ancora bene informati sui bisogni dei rifugiati. Dopo di che sarà solo una questione di tempo e sia i volontari che le donazioni arriveranno”.

31.08.2015

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2 Replies to “Emergenza migranti: la Serbia dimostra accoglienza e solidarietà”

  1. Alessandro Godi ha detto:

    domenica mi sono dapprima aggirato un po per il campo dei profughi, avevo immaginato che sarebbe stato facile..quasi ne ero orgoglioso. Mi ero portato una valigia con dentro oltre trenta chili di roba, vestiti, coperte, asciugamani..tutta la mia roba per darla alle famiglie che all’andata avevo visto sdraiate sui prati e sui marciapiedi della zona attorno alla stazione. Ma al momento di aprirla mi son bloccato.. Una vergogna pazzesca, del tutto inaspettata.. per un attimo mi son sentito come la gattara che porta i croccantini ai gatti randagi. ..ricordo benissimo che mi son trovato li in mezzo, ho girato su me stesso di 360 gradi e ho iniziato a sentire solo silenzio. La gente parlava ma vedevo muovere solo le labbra. ..non sucecde solo nei film, capita davvero.. Ma cosa cazzo sta succedendo..questi non sono gatti, qui dentro ho calze e giubbini per bambini..tutt’attorno erano persone vere, non dietro lo schermo della tv o del pc.. Non credevo..non avevo capito.. Pensavo di fare un gesto di atea carità e poi di sentirmi meglio.. invece, per pochi istanti mi si è aperta la mente sulla pianura immensa che è l’umanità, quella vera. Sulla follia e sulla ferocia di questa nostra umanità.. I soldi alla chiesa, le spese militari, i passaporti, i confini, le lingue, gli aerei e i treni, le migliaia e migliaia di centinaia di chilometri che si possono percorerre su questo cazzo di pianeta.. Questi non sono gatti, la mia non è carità. Il mio è puro e semplice orrore.. mi son chinato ho aperto la valigia e mi son discostato lontano, pochi cenni con la mano e in molti si sono buttati sui vestiti a prendere tirare e mollare.. Ma cosa sta succedendo.. questi non sono gatti..come è stato possibile che succedesse tutto ciò?? ..un campo profughi?? ..umani profughi?? ..e io come un coglione non me ne ero mai davvero accorto.. Se volevo scoprire che cos’è l’orrore l’ho scoperto. ..ma dove stracazzo viviamo? ..la politica, la religione, le tasse, i soldi.. esseri umani in un campo profughi? ..ecco, questo pianeta non è altro che l’inferno..di qualunque dio vogliamo sceglierne, questo è il suo inferno..K

  2. Biagio Carrano ha detto:

    Belle le parole appassionate di Alessandro e capisco che la situazione davanti alla stazione di Belgrado possa disorientare, ma se ci si ferma qualche minuto in più si capisce la voglia di reagire e la dignità dei cosiddetti profughi. E allora, superato il disorientamento, l’indignazione e anche la rabbia per chi ha provocato tanta sofferenza, l’unica cosa che si può fare è aiutarli, se non con il cibo, con le informazioni, accompagnandoli a scoprire dove possono comprare il necessario. Chi aspetta il coordinamento o le dritte di qualcuno per aiutare è un’ipocrita. Chiunque può andare nei pressi della stazione e dimostrare la propria umanità.

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