“La situazione non può essere peggiore, se ho capito bene avete toccato il fondo, ma dovete confrontarvi come in Francia”, ha detto l’ex giornalista del quotidiano “Le Monde” e fondatore del portale Médiapart François Bonnet presso l’Institut Français a Belgrado, dove il 15 aprile si è tenuto il dibattito sulle attuali problematiche relative ai media in Serbia, che pongono la domanda se i quotidiani siano organi di informazione oppure organi di propaganda.
La moderatrice del dibattito, la giornalista e direttrice dei programmi di informazione di Radio B92 Ljubica Gojgic, ha introdotto il tema della questione attuale, ovvero se la stampa e il giornalismo in genere possono essere indipendenti, e se questo è possibile, se i lettori si informano su twitter e su facebook, nel caso che si fidino più di queste fonti, oppure se il giornalismo indipendente esiste ancora nei quotidiani, nei settimanali, su emittenti televisive e radiofoniche. Questi sono gli argomenti sui quali hanno discusso la giornalista e il vice capo redattore del settimanale “NIN” Vesna Malisic, l’ex giornalista del quotidiano “Le Monde” e fondatore del portale indipendente di informazione on-line Médiapart”, nonché Jean-Arnauld Dérens, giornalista, storico, co-fondatore e uno dei capo redattori del portale “Le Courrier des Balkans”, il quale è anche collaboratore di “Mediapart”, del mensile “Le Monde Diplomatique”, dei quotidiani “Le Temps” (Ginevra) e “La Libre Belgique”, nonché delle riviste “Politique étrangère” e “Politique internationale”. Dérens ha anche pubblicato anche diversi libri sui Balcani.
“Il giornalismo indipendente è un sogno, e in questo momento in Serbia non è possibile, dipende dalle pubblicità e dal denaro che viene versato nei media. Questo governo di oggi, reagisce in maniera peggiore e più aggressiva di tutti i governi che lo hanno preceduto. Letteralmente, ci sentimo come se fossimo sotto la supervisione di coloro che sono al potere. Come risolvere questo problema, io al momento non lo so, penso che questo sia il sogno di tutti i giornalisti in Serbia”
Vesna Malisic
In effetti, François Bonnet ha deciso di abbandonare la forma classica del giornalismo e di smettere di lavorare per il quotidiano “Le Monde”, e così ha fato un passo molto coraggioso e rischioso decidendo di investire tutta l’indennità di fine rapporto nel portale “Mediapart”, per poter fare professionalmente il proprio lavoro, con tutta la necessaria dignità. Durante i primi tre anni il sito non aveva successo e registrava una perdita di 6 milioni di euro, ma oggi ci sono oltre 80 000 abbonati. “Lavorando per “Le Monde”, col passare degli anni, mi sono reso conto che non conosciamo i propri lettori, mentre Internet ci dà la possibilità di entrare in contatto con loro. L’imperativo per noi giornalisti è di dimostrare che stiamo vivendo per i nostri lettori. L’indipendenza nel giornalismo non significa che i giornalisti possono fare quello che vogliono. La garanzia dell’indipendenza consiste nella qualità delle informazioni che possiamo offrire ai nostri lettori”, ha detto Bonnet.
Vesna Malisic ha ammesso che l’abbandono del mondo classico del giornalismo per lei rappresenta un fatto affascinante, qualcosa di completamente nuovo e in Serbia quasi inimmaginabile. “I giornalisti serbi subiscono una forte pressione perché siamo socializzati in un ambiente mediatico completamente anomalo. La pressione è presente per quanto riguarda la proprietà di alcuni giornali nonché nelle forme giornalistiche che si sono consolidate nel giornalismo, soprattutto nel giornalismo da tabloid che ha educato una generazione di persone a cui non basta più il giornalismo analitico. Circa il 60% dei media in Serbia ha una struttura proprietaria non trasparente. Nei media con proprietà trasparente troviamo un gran numero di politici e di parlamentari. Il giornalismo indipendente è un sogno, e in questo momento in Serbia non è possibile, dipende dalle pubblicità e dal denaro che viene versato nei media. L’attuale governo, reagisce in maniera peggiore e aggressiva rispetto a tutti i governi precedenti. Letteralmente, ci sentimo come se fossimo sotto la supervisione di coloro che sono al potere. Come risolvere questo problema, io al momento non lo so, penso che questo sia il sogno di tutti i giornalisti in Serbia”.
François Bonnet nel suo lavoro ha riconosciuto una situazione simile a quella in Serbia per quanto riguarda il giornalismo, aggiungendo che non gli è sconosciuto il fatto che i proprietari dei media sono i magnati che impediscono ai giornalisti di fare il loro lavoro. “In questo lavoro ci vuole molto coraggio, ci vuole la visione, e d’altra parte si tratta di semplici informazioni. In tutti i paesi vi è una lotta per il giornalismo e la stampa indipendente, e i giornalisti sono quelli che devono lottare per questo diritto. In Francia la situazione ha corrispondenze con quella serba”, ha detto Bonnet, ricordando che un giornalista francese è stato anche un uomo politico e capo delle forze armate e ha aggiunto che il quotidiano “Le Monde” è di proprietà dell’amministratore delegato della banca “Lazard”, mentre nel quotidiano “Libération“ la situazione è simile perché si trova anche esso nella proprietà di un finanziere. “Il portale “Mediapart” non ha alcuna versione cartacea e ha ottenuto un grande successo. Lo slogan è “Solo i lettori ci possono comprare”. Si tratta di un abbonamento che abbiamo chiesto ai nostri lettori, e quindi abbiamo realizzato l’indipendenza dei media.”
“In Serbia vi è un paradosso, più il paese si avvicina all’Unione europea più la qualità dei media è in calo, non c’è un regime apertamente autoritario”
Jean-Arnault Dérens
Nella conversazione è intervenuto Jean-Arnault Dérens, giornalista, storico e uno dei principali redattori del portale ”Le Courrier des Balkans”, dicendo che in Serbia vi è un paradosso, più il paese si avvicina all’Unione europea più la qualità dei media è in calo, non c’è un regime apertamente autoritario. Una spiegazione per la situazione in Serbia potrebbe essere l’interesse economico e politico, e quindi, qui si tratta soprattutto di indipendenza economica. La seconda spiegazione si potrebbe riferire ai metodi che a differenza delle altre regioni, non sono stati cambiati. In Montenegro, da 23 anni al potere è lo stesso partito, e se aggiungiamo i 45 anni di comunismo si arriva quindi a 68 anni, mentre in Serbia c’è un’alternanza al potere, ma la situazione della libertà del giornalismo non è ancora buona”. Jean-Arnauld Dérens ha detto inoltre che pensa che nei Balcani continueranno ad accadere cose interessanti aggiungendo che “il portale “Le Courrier des Balkans” è piccolo a differenza del sito “Mediapart”, ma viene anche finanziato dai lettori, e ora siamo riusciti a passare all’autofinanziamento”.
Alla domanda se in Serbia c’è il coraggio per fare questo passo in avanti, Vesna Malisic ha risposto che il modello di abbonamento le sembra eccezionale, soprattutto per quanto riguarda i diritti d’autore, cosa che manca nel giornalismo serbo. “L’unica soluzione forse sarebbe che alcune persone che avevano smesso di fare i giornalisti, persone che sono rimaste impresse nella memoria collettiva per la loro indipendenza e il loro coraggio, potrebbero essere in grado di fare un passo del genere in termini di idee, ma in termini di finanziamento credo che nessuno qui avrebbe il coraggio. Uno dovrebbe vendere il proprio appartamento per poter osare di cominciare un tale lavoro. E’ un ottimo esempio, ma per noi ancora impossibile “ha detto il vice capo redattore del settimanale NIN Vesna Malisic, aggiungendo che “in questo momento le reti sociali rappresentano uno spazio per la diffusione di una sorta di rabbia e di insoddisfazione per ciò che sta accadendo nella stampa e in televisione in Serbia, ma questo spazio non ha la forma di cui stiamo parliando. Compaiono alcuni siti, ma vi è una costante paura relativa al dubbio su chi vi sta dietro, perché c’è un sacco di propaganda”.
Visto che in Serbia in passato c’erano tanti esempi degli omicidi dei giornalisti e dato che il moderatore del dibattito Ljubica Gojgic ha menzionato che alcuni colleghi giornalisti del BIRN (Balkan Investigative Reporting Network) che hanno rivelato alcune questioni importanti per i cittadini della Serbi sono poi stati piuttosto criticati per il loro lavoro, Bonnet ha detto che in Serbia “la situazione non potrebbe essere peggiore, se ho capito bene avete toccato il fondo, ma dovete confrontarvi come accade in Francia. Tutti si trovano ad affrontare problemi finanziari, ma non c’è ragione per non aver bisogno delle informazioni indipendenti.”
Alla domanda dei giornalisti come si fa a superare il problema dell’odio da parte del governo, visto che i giornalisti devono prima avere buone fonti nel governo, François ha detto che c’èbisogno di guadagnare credibilità professionale, il che vuol dire l’indipendenza, e che un buon giornalista è colui che ha avuto fortuna. “Anche noi siamo stati boicottati, ma siamo riusciti a trovare gli interlocutori”, ha detto Bonnet.
Alla fine del dibattito, un economista dal pubblico ha osservato a proposito del problema dell’indipendenza nel giornalismo che, dal punto di vista economico, la globalizzazione deve essere distinta dal globalismo, e ha aggiunto che la tecnologia consente ai ricchi di arrichirsi ancora di più, cosa che rovinerà il nostro pianeta. Sia come sia, anche lui è d’accordo che l’economia dipende sempre di più dalla tecnologia, e quindi abbiamo concluso che grazie a essa lo sviluppo di una stampa indipendente è davvero possibile, solo che la Serbia non è pronta ancora per fare questo passo.