L’UE sta relegando in secondo piano la sua politica di allargamento; il rafforzamento del fronte verso la Russia e gli interessi degli investitori seguiranno nei Balcani.
Allo stesso tempo, ci si aspetta che la Serbia “rinunci al Kosovo”, ha dichiarato a Deutsche Welle il membro del Partito di sinistra del parlamento tedesco Sevim Dagdelen.
“L’UE è in un tale stato che, se dovesse aderire a se stessa adesso, avrebbe grandi difficoltà a soddisfare i criteri. I più grandi deficit a livello dell’UE sono precisamente lo stato di diritto e la democrazia. Inoltre, molti percepiscono l’UE come una macchina per abbattere lo stato sociale. Per milioni di persone, la promessa di prosperità, che una volta era legata a una più forte integrazione, non tiene più”, sostiene Dagdelen, aggiungendo:
“Tenuto conto di tutto questo, cresce lo scetticismo circa l’allargamento dell’UE. Scetticismo che viene rafforzato dal fatto che l’UE, nei negoziati di adesione con la Turchia, continua ad ignorare i propri criteri, e negli ultimi anni ha premiato il declino dei diritti umani intensificando i negoziati di adesione. Molti guardano all’UE con incredulità: questo tipo di comportamenti riduce l’accettabilità dell’allargamento dell’UE in generale”.
Il deputato tedesco è scettico sul fatto che i potenziali politici porteranno il tema dell’allargamento dell’UE all’attenzione dei propri elettori.
“Da una parte, un cambiamento nella politica sociale non è riconoscibile nell’UE, dall’altro, nelle questioni dell’allargamento e della politica di vicinato, l’UE è orientata verso il rafforzamento del fronte verso la Russia, creando così nuovi conflitti in Europa invece di aprire prospettive per una soluzione pacifica. Se l’unico obiettivo nei Balcani è quello di forzare i paesi ad aderire alle sanzioni dell’UE contro la Russia, allora questi paesi vengono spinti a nuove divisioni. Non ha certamente nulla a che fare con le prospettive sociali e democratiche. Inoltre, una politica di allargamento che segua in primo luogo gli interessi delle grandi aziende della Germania e della Francia non ha futuro”, ha aggiunto Dagdelen.
Secondo la sua prospettiva, l’obiettivo del processo di negoziazione con la Serbia sarebbe quello di forzare Belgrado a rinunciare al Kosovo.
“E lì l’UE viola i propri criteri: tale approccio delle istituzioni dell’UE si basa sul nulla, perché esistono ancora Stati membri che non riconoscono l’indipendenza dichiarata del Kosovo. A questo proposito, mi sembra problematico che l’UE non stia condannando inequivocabilmente i piani della Grande Albania. Per anni, è stato chiuso un occhio nei confronti della crescente influenza islamista in Kosovo attraverso progetti di patroni sauditi”.
“È difficile sfuggire all’impressione che tutti i mezzi siano usati per sopprimere l’influenza russa nei Balcani, per spingere, soprattutto la Serbia, verso nuovi conflitti, per ostacolare quanto più possibile i progetti russi, come possiamo vedere nel caso della gasdotto South Stream. Sia chiaro: l’Unione sta cercando di costringere la Serbia a rinunciare al Kosovo e a partecipare alla guerra fredda contro la Russia e, anche qualora la Serbia accettasse queste condizioni, l’esito del processo di adesione sarebbe assolutamente”, ha concluso Dagdelen.
(b92, 12.06.2017)
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