Ieri il Ministro degli Esteri Ivica Dačić, commentando il fatto che Podgorica non aprirà le frontiere con la Serbia, si è chiesto come sia possibile che i cittadini serbi non costituiscano un pericolo sanitario per Grecia, Bulgaria e Ungheria, ma per il Montenegro invece sì. Dacic aveva precedentemente annunciato che la Serbia avrebbe aperto i suoi confini a BiH, Macedonia del Nord, Montenegro e Albania dal 1° giugno.
“È un po’ illogico che nel giorno in cui il Ministro ungherese Szijjártó afferma che l’Ungheria aprirà i confini con la Serbia, che quando i Premier greco e bulgaro Mitsotakis e Borisov dichiarano che apriranno i confini per i cittadini serbi senza test e quarantena, tali decisioni arrivino dal Montenegro”, ha sottolineato Dacic, il quale crede che l’intenzione politica di tutti nella regione sia di allentare le misure.
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Linta: “Decisioni di Zagabria e Podgorica proseguimento della politica anti-serba”
Il presidente del Comitato per la diaspora e i serbi nella regione dell’Assemblea serba, Miodrag Linta, ha valutato le decisioni di Zagabria e Podgorica di non aprire i confini ai cittadini della Serbia come una continuazione della lunga politica anti-serba.
Linta ritiene che sia chiaro che la decisione di Zagabria è politica perché i confini sono aperti ai turisti di 10 Paesi, ma deliberatamente non ai serbi, si afferma nell’annuncio dell’Associazione.
“Per l’ennesima volta, il governo croato sta inviando un messaggio sciovinista secondo cui i serbi non sono desiderati, il che conferma la continuità dello stato della politica dall’arrivo al potere del partito HDZ e di Franjo Tudjman nel 1990 fino ad oggi”, ha affermato Linta.
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