La Serbia non dovrebbe esultare se la Risoluzione su Srebrenica non venisse adottata, neanchè piangere la sua sorte in caso in cui la Risuoluzione si adottasse, dice il ministro degli affari esteri, Ivica Dacic.
Nell’intervista per la Radiotelevisione serba, il ministro degli esteri della Repubblica di Serbia, Ivica Dacic ha detto che la sesta è la versione finale della Risoluzione britanica su Srebrenica, nonchè l’unica versione ufficiale di cui si discuterà alla seduta del Consiglio di sicurezza dell’ONU oggi alle ore 16.”Oggi si attende la votazione, però essa può essere anche rinviata a un altro giorno”, ha detto il ministro Dacic, indicando che la Serbia non è stata invitata alla seduta odierna.
“Noi abbiamo alcune osservazioni per quanto riguarda il testo della risoluzione e riteniamo che la Gran Britannia non abbia avuto un ruolo positivo nell’intera situazione”, ha indicato Dacic.
Secondo il ministro degli esteri questo giorno è importante per il popolo serbo, però non è fatidico.”Ci sono tre possibilità: la risoluzione potrebbe essere adottata oppure respinta oggi o anche si potrebbe votare qualche altro giorno”, ha spiegato Dacic, dicendo che non può esprimere le sue aspettative per ragioni diplomatiche.
“Tutti dovrebbero essere consapevoli delle conseguenze se la risoluzione venisse adottata. La Serbia non dovrebbe esultare se la risoluzione non venisse adottata, però non dovrebbe neanche piangere sulla sua sorte se la risoluzione venisse adottata. Noi dobbiamo andare avanti, solo la Serbia che protegge i propri interessi nazionali può essere rispettata”, ha detto Ivica Dacic.
Il ministro degli esteri dice che la Serbia può essere contenta se l’obiettivo di questa risoluzione è la conciliazione, però la proposta stessa della risoluzione non potrebbe contribuire alla conciliazione.”Se c’è il desiderio di creare le condizioni per l’annullamento della Repubblica Serba di Bosnia, devoricordare che la Serbia è il garante degli accordi di Dayton. La Serbia sempre sosterrà gli interessi della Repubblica Serba di Bosnia”, ha detto Dacic.
(RTS, 07.07.2015.)