Il prossimo dovrebbe essere un anno chiave per le industrie dei metalli e dell’elettricità poiché ci si aspetta per esse il completamento del processo di privatizzazione mentre allo stesso tempo dovrebbe concludersi anche la fase di ristrutturazione di molte imprese.
Su 161 imprese in ristrutturazione ben 48 appartengono al settore della lavorazione dei metalli, della metalmeccanica e dell’elettricità e danno lavoro a 26.000 persone.
Ljubisa Orlovic, segretario dell’Associazione delle industrie elettriche, metallugiche e dei metalli all’interno della Camera di Commercio di Serbia, ritiene che debbano essere salvaguardate le imprese in ristruttturazione che hanno prodotti competitivi e sono in grado di stare sul mercato. Orlovic ricorda che nei primi dieci mesi dell’anno in corso il settore dell’industria dei metalli ha esportato principalmente in Italia, per 1,2 miliardi di dollari, in Germania, per 776 milioni, e in Russia per 217 milioni. Per quanto riguarda invece le importazioni al primo posto risulta la Germania con 1,15 miliardi di dollari, al secondo l’Italia con 955 milioni e al terzo posto la Cina con 552 milioni. Obradovic ha ricordato che per lo sviluppo del settore rivestono particolare importanza il settore automobilistico con gli autoarticolati e i rimorchi, l’IT, l’elettronica, il settore della meccanizzazione agricola e l’industria della difesa.
Nel settore dell’industria dell’estrazione dei metalli e della metallurgia i paesi che assorbono maggiormente le esportazioni serbe sono l’Italia con 177 milioni di dollari, la Turchia con 105 milioni e la Germania con 100 milioni. I paesi da dove più questo settore industriale serbo importa sono la Russia con 177 milioni di dollari, la Germania con 125 milioni e la Cina con 96 milioni. Per Orlovic lo sviluppo di questo settore dipende dagli investimenti nell’industria mineraria e nelle fonderie.
Obradovic sottolinea anche la composizione alquanto povera delle esportazioni, che sono caratterizzati da produzioni ai livelli più semplici del processo nel 60% dei casi, mentre solo per il 5% vi sono lavorazioni complesse, legate all’industria bellica.
Il contributo del settore al totale del prodotto interno lordo nazionale è caduto negli ultimi due decenni dal 40 al 20% e i lavoratori impiegati sono passati da 1,2 milioni a 200.000 unità. Obradovic ricorda anche che in Repubblica Ceca e Slovacchia l’80% degli investimenti si è indirizzato verso l’industria metalmeccanica, elettrica e dei metalli, mentre al contrario in Serbia tre quarti degli investimenti nazionali ed esteri di questi anni è andato nel settore finanziario e del commercio.
(B92, 22.12.2014)
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