Secondo l’ente, i tagli sarebbero decisivi per il consolidamento fiscale.
La diminuzione di pensioni e stipendi pubblici farebbero risparmiare 800 milioni di euro; la manovra sarebbe l’unica che sortirebbe degli effetti già nel 2015. Secondo il parere dei membri del Consiglio fiscale, il rischio di una crisi del debito sovrano impone l’immediato raggiungimento del consolidamento fiscale e il governo della Serbia non ha più molta scelta, né la possibilità di ulteriori dilazioni. Dal 2009 il debito pubblico continua a crescere e, alla fine di giugno, ha raggiunto i 21,2 miliardi di euro, pari al 66% del PIL. Entro la fine dell’anno tale proporzione potrebbe giungere addirittura al 73%; il che, secondo il Consiglio fiscale, rappresenterebbe un livello preoccupante. Il deficit di bilancio nel 2014 toccherà i 2,6 miliardi di euro, pari all’8,3% del PIL, livello che rappresenta il risultato peggiore in Europa (con l’unica eccezione, forse, dell’Ucraina). Tutti questi numeri danno l’idea dello stato disastrato delle finanze serbe e della necessità di una svolta verso il consolidamento.
Secondo il Consiglio fiscale, entro il 2017 è necessario risparmiare quasi due miliardi di euro, in modo tale da portare il deficit al di sotto del 3% del PIL. Con l’attuale stato delle finanze pubbliche, la Serbia ogni anno si indebita di cinque miliardi di euro per finanziare il deficit e ripagare il debito dovuto. Stando sempre al Consiglio fiscale, oltre a misure immediate come il taglio di stipendi e pensioni, il consolidamento potrebbe essere raggiunto attraverso riforme strutturali che, se avviate subito, nel giro di qualche anno porterebbero a risparmiare 700 milioni di euro all’anno.
(b92.net, 31.07.2014)