Nonostante il costante deprezzamento nei confronti dell’euro, gli esperti prevedono una stabilizzazione del cambio del dinaro.
All’instabilità dei mercati finanziari internazionali si è aggiunto come ulteriore elemento di pressione sul cambio dinaro/euro anche l’atmosfera attorno alle misure di consolidamento fiscale e alle riforme strutturali che intende attuare il governo.
“Un lieve incremento della domanda di valuta estera da parte delle imprese serbe, soprattutto di quelle che operano nell’importazione di energia, in un contesto di mercato molto limitato ha contributo a mettere sotto pressione il dinaro”. dichiara una fonte della Banca di Serbia. Anche i banchieri privati presentano motivazioni simili. Sta di fatto che dopo una relativa stabilità nel corso del primo semestre 2014, a partire da luglio il dinaro ha perso il 3% contro l’euro, arrivando al suo minimo storico di 119,41 dinari per un euro.
“Si tratta del risultato del deterioramento della bilancia dei pagamenti a causa dell’imcremento dell’import di energia, cui si aggiunge un rallentamento dell’export di automobili. Si è indebolito l’afflusso di capitali dall’estero, sia per quanto riguarda gli investimenti diretti esteri che la sottoscrizione di titoli del debito pubblico, mentre si è rafforzata la tendenza al disinvestimento del settore bancario serbo che orienta i flussi verso l’estero”, dichiara la squadra di analisti economici di Hypo Alpe Adria.
L’economista Stojan Stamenkovic ricorda che lo Stato non ha speso il miliardo di dollari ottenuto in prestito dagli Emirati Arabi Uniti. “Quando lo Stato inizierà a vendere beni incassando euro al fine di saldare i suoi impegni di pagamento si ridurrà al pressione sul cambio”, dichiara l’economista, evidenziando che la principale ragione dell’indebolimento del dinaro è basata sul fatto che la restituzione dei prestiti procede più rapidamente di quanto faccio l’afflusso di nuovi capitali.
Borislav Brujic, presidente dell’associazione dei cambiavalute, mostra serenità: “Prima il calo era anche di 30 centesimi al giorno, ora è di 1 centesimi. Non ci sono ragioni per andare in panico”.
(Blic, 09.10.2014)