La Commissione europea (CE) prevede una crescita del prodotto interno lordo della Serbia del 3,4% quest’anno e del 3,8% nel 2023, nelle previsioni di primavera pubblicate ieri. Secondo il rapporto, pubblicato sul sito web della CE, l’economia serba crescerà più velocemente di quella dell’Unione Europea e della zona euro, che prevedono tassi di crescita nel 2022 e nel 2023 rispettivamente del 2,7% e del 2,3%.
Nella sezione dedicata alla Serbia, la Commissione sottolinea che dopo una forte espansione economica del 7,4% nel 2021, la crescita del PIL in Serbia, così come nell’intera Ue e nell’Eurozona, sarà messa sotto pressione dagli effetti economici della guerra in Ucraina. La CE afferma che la crescita della Serbia sarà trainata principalmente dai consumi e dagli investimenti privati, che dovrebbero compensare il piccolo dato negativo delle esportazioni nette alla crescita.
Per la crescita dei consumi privati nel 2022, la CE li prevede al 3,7% e l’anno prossimo al 3,8%, mentre il tasso di crescita della spesa pubblica in questi anni è stimato rispettivamente allo 0,1 e allo 0,7%. Per quanto riguarda le esportazioni di beni e servizi, è previsto un aumento dell’8,6% quest’anno e dell’8,5% l’anno prossimo, mentre la crescita delle importazioni di beni e servizi, secondo la Commissione, sarà rispettivamente dell’8,1% quest’anno e del 7,3% l’anno prossimo.
Il rapporto prevede inoltre che l’inflazione raggiungerà il picco a metà del 2022 per poi rallentare a partire dall’autunno. In particolare, la CE stima il tasso di inflazione in Serbia all’8,5% quest’anno, dopodiché scenderà al 4,6% per cento l’anno prossimo. Per quanto riguarda il tasso di disoccupazione, scenderà dall’11% dell’anno scorso al 10% nel 2022 e continuerà la tendenza al ribasso nel prossimo anno fino al 9,3%, secondo la CE.
Secondo le previsioni dell’esecutivo Ue, quest’anno il disavanzo del bilancio delle amministrazioni pubbliche scenderà al 3,1% del PIL e nel 2023 all’1,8%. Si prevede inoltre che il debito pubblico della Serbia sarà ridotto al 54,5% quest’anno e al 52,5% del PIL il prossimo.
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