Bruxelles e altri centri di potere europei premono fortemente su Zagabria affinché apra la frontiera con la Serbia. Secondo il “Vecernje novosti”, il primo ministro croato Zoran Mianovic ha avuto una serie di poco piacevoli conversazioni telefoniche con i leader europei che non capiscono le sue azioni e lo hanno avvertito di “rallentare” e di “tornare al buon senso”, precisamente di rispettare gli accordi che Zagabria ha firmato con la UE.
Allo stesso tempo giovedì, i canali ufficiali di comunicazione tra la Serbia e la Croazia sono stati aperti ma le posizioni sono rimaste congelate.
Dopo la chiusura delle frontiere croate per traffico merci e le contromisure serbe, Zagabria ha introdotto le entrate selettive e risulta difficile per i cittadini serbi raggiungere la Croazia. Belgrado non ha deciso controsanzioni e rimane in attesa che Zagabria apra la frontiera, per aprire anche la frontiera sul lato serbo e risolvere la crisi.
Al confine giovedì è regnato il caos. La polizia alla frontiera croata in un primo momento non permetteva ai cittadini serbi di entrare in Croazia, per poi consentirlo per chi va in piedi o in veicoli targati di altri paesi. I veicoli serbi potevano entrare in Croazia dalla Bosnia Erzegovina, e su questi punti erano create file infinite. Alla confusone ha anche contribuito l’occasionale permesso di entrata per i veicoli serbi, che però veniva presto ritirato, ed i cittadini non sapevano più dove andare. I camion sono ancora, dal fine settimana scorso, bloccati.
I rappresentanti dei paesi occidentali a Zagabria vedono la retorica poco diplomatica del primo ministro croato Zoran Milanovic alla luce del gioco elettorale.
Belgrado ottiene il supporto dei vicini, ma anche quello delle instituzioni europee. Il commissario europeo per l’Allargamento e la Politica di Vicinato, Johannes Hahn, che è oggi visita la Serbia, sta cercando di mediare tra Belgrado e Zagabria. “Sono grato alla Serbia che si riferisce in modo professionale e decisivo nei rapporti con i rifugiati”, sostiene Hahn.
Milanovic usa retorica dura a partire dall’inizio della crisi. Neanche i suoi partner di coalizione possono fermarlo. “Vucic ha confessato che la Serbia lascia i rifugiati muoversi disorganizzati per il paese, ma solo finché non si riuniscono al nord, e poi li manda organizzati solo sul confine con la Croazia. Belgrado e Budapest giocano insieme e in questo gioco sono isolati”, ha dichiarato. Vucic non riconosce come veritiera questa dichiarazione.
“I politici di entrambi i paesi usano la situazione per raccogliere punti politici, e il danno sarà pagato dai cittadini e dall’economia”, sostiene il presidente del partito serbo DS, Bojan Pajtic.
L’AMBASCIATORE CROATO NON ACCETTA LA NOTA DI PROTESTA
Il Ministero degli Esteri della Serbia ha inviato una nota all’Ambasciata della Croazia a Belgrado, nella quale mostra forte protesta contro il provvedimento di Zagabria. L’ambasciatore croato in Serbia ha rifiutato di accettare la nota di protesta perché la ritiene “offensiva e inaccettabile”.
(Novosti, 25.09.2015.)