Le condizioni di Bruxelles per l’apertura del capitolo negoziale 35, il quale si riferisce alla normalizzazione dei rapporti con Pristina e con il quale dovrebbero iniziare le trattative di adesione all’Ue, sono quasi impossibili per la Serbia, visto che molte di esse coinvolgono lo status di Kosovo.
Secondo le informazioni ottenute dal quotidiano “Novosti”, ci sono undici richieste sulle quali Berlino insiste, che rappresentano ufficialmente l’applicazione del Trattato di Bruxelles. Però, con l’adempimento di alcune delle condizioni menzionate, la Serbia riconoscerebbe l’indipendenza di Kosovo.
Queste condizioni sono relative all’emanazione dello Statuto dei comuni serbi in accordo alla Legge del Kosovo, la partecipazione di Pristina in tutti i forum regionali, l’accettazione del passaporto del Kosovo da parte della Serbia, la costruzione degli edifici ai confini amministrativi…
Perciò, Belgrado ha iniziato un’azione diplomatica per diminuire e cambiare le raccomandazioni di Bruxelles da cui dipende l’apertura del primo capitolo negoziale.
Se la Serbia adempisse a tutto quello richiesto, il che è poco probabile, i capi europei al Consiglio Europeo che si terrà in dicembre potrebbero fissare per gennaio una conferenza alla quale sarebbero aperti due capitoli: il 32, controllo finanziario, e il 35, rapporti con Kosovo.
La ministra per l’integrazione europea, Jadranka Joksimovic, dice che la posizione sulla trattativa per il capitolo 32 è pronta e che questo capitolo potrebbe essere aperto entro la fine di quest’anno oppure a gennaio del’anno prossimo.
“Per quanto riguarda il capitolo 35, noi stiamo implementendo tutte le attività possibili e aspettiamo la continuazione del dialogo politico. Non credo che la Germania sia contro di noi, ma che solo si tratti di un approcio diverso verso la trattativa e del ruolo specifico del Bundestag nel sistema tedesco. Penso che troveremmo una soluzione accettabile nel corso del confronto con i rappresentanti del Bundestag”, dice la Joksimovic.
“Il ministero degli esteri tedesco ha comunicato che la Germiania non rinuncerà al suo atteggiamento, cosicché l’apertura delle trattative in base ai capitoli potrebbe aspettare al più presto in primavera”, dice il capo del Comitato per le integrazioni europee, Aleksandar Senic.
Il capo del Comitato per il Kosovo e Metohija, Milovan Drecun considera questa situazione una “politica preventiva”.
“Comunque, non credo che ci lascino una scelta per la quale già conoscono i risultati. Bisogna trovare un compromesso. Se l’Ue considera la Serbia un paese centrale dei Balcani, non so perchè vorebbe destabilizzare questa regione con condizioni che esluderebbero nostro paese dal processo di eurointegrazione. Però se l’Ue richiedesse direttamente il riconoscimento del Kosovo, la Serbia dovrebbe esaminare le soluzioni e misure possibili”, dice Drecun.
L’analista Dragoljub Andjelkovic ritiene che ambedue, il presidente Nikolic e il primo ministro Vucic in qualche modo dicano la verità. Ciascuno dalla proprio punto di vista: “E’ vero che nessuno ha richiesto alla Serbia di riconoscere ufficialmente il Kosovo. Però, è anche vero che l’approcio aggressivo tedesco verso la politica serba nei confronti di Kosovo rappresenta una richiesta affinché si accetti l’indipendenza. Anche se il primo ministro e il presidente non hanno coordinato le loro comunicazioni, penso che sia un bene che Nikolic si rivolga più duramente nei confronti di Berlino, mentre Vucic lasci la “porta aperta” verso Berlino, mentre paesi come Francia e Italia danno il loro supporto alla Serbia”
(Novosti, 9.12.2014.)