Il movimento civico “Ne da(vi)mo Beograd” (NdT: “Non affonDIAMO Belgrado”) ha programmato un nuovo raduno di protesta in data 29 settembre: si intende così riportare l’attenzione sul mancato accertamento di responsabilità, a cinque mesi dall’accaduto, in merito alle demolizioni nel quartiere di Savamala.
La posizione di Dobrica Veselinovic, membro del movimento, appare aspramente critica nei confronti delle autorità cittadine, colpevoli, dal suo punto di vista, di aver ignorato le numerose proteste di piazza, la pressione dei media e gli appelli degli esperti, e di non aver compiuto i passi necessari per fare chiarezza sugli eventi occorsi in Aprile.
“Stiamo organizzando la protesta per dimostrare che ci sono ancora cittadini che non sono d’accordo e che sono fermamente convinti che i responsabili debbano essere assicurati alla giustizia”, ha spiegato Veselinovic, chiedendo ancora una volta, per conto del movimento, le dimissioni di un certo numero di funzionari, tra cui il Ministro degli Interni, Nebojsa Stefanovic, il sindaco di Belgrado, Sinisa Mali, il Capo della Polizia di Belgrado, Vladimir Rebic, e il capo della Polizia Municipale, Nikola Ristic.
Il difensore civico Sasa Jankovic, nel rapporto successivo agli eventi del 24 aprile, ha dichiarato che le autorità si sono volutamente rifiutate di rispondere alle segnalazioni pervenute da parte di persone che sarebbero state testimoni di quanto accaduto. Le autorità cittadine di Belgrado e la Polizia sostengono, da quel momento, di non essere a conoscenza dell’identità di coloro i quali si sono resi responsabili delle demolizioni.
Tuttavia, nel tentativo di porre un argine al dilagante movimento di protesta, e al disappunto dell’opinione pubblica, il Primo Ministro Aleksander Vucic ha ammesso che alti funzionari della città di Belgrado sarebbero stati coinvolti nell’azione del 24 aprile, ma ha, contemporaneamente, etichettato gli oppositori del progetto come “mercenari stranieri”. I media filo-governativi, come Studio B e Pink TV e la rivista Informer, hanno sostenuto la tesi secondo cui il movimento civico sarebbe finanziato dall’Occidente, in particolare dal magnate e filantropo George Soros. Tali accuse, secondo Veselinovic, hanno innescato un clima di sospetto ed una pericolosa spirale di minacce ai danni dei membri del movimento, che ne hanno riferito alla polizia.
Intanto la Procura della Serbia non ha ancora annunciato i risultati dell’indagine.
Balkan Insight ricorda che, mentre il Governo considera il progetto Belgrado sull’acqua (Belgrado Waterfront) come un importante contributo per il futuro sviluppo economico della città, i critici sottolineano l’incostituzionalità dell’accordo raggiunto con Eagle Hills, una società con sede negli Emirati Arabi Uniti, in quanto comporterebbe la sospensione delle leggi della Serbia nell’area coinvolta dal progetto.
(Balkan Insight, 08.09.2016)
http://www.balkaninsight.com/en/article/serbia-waterfront-protesters-call-fresh-rally-09-08-2016-1
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