Il governo serbo non ha risposto alle richieste dell’Unione dei datori di lavoro (“Unija poslodavaca”) di mitigare le conseguenze della pandemia, con la richiesta di versare l’imposta sul valore aggiunto (IVA) dopo la riscossione, e di non sovvenzionare lo Stato all’acquisto di jeep di lusso del valore di 33.000 euro, ha affermato il presidente onorario della stessa associazione Nebojsa Atanackovic.
“Lo Stato non deve comportarsi come un milionario ubriaco e acquistare delle Land Rover nel mezzo di una pandemia per controllare i parcheggi illegali a Belgrado, perché anche i piccoli risparmi sono importanti in una situazione in cui l’economia ha un reddito bassissimo”.
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La scorsa settimana l’Unione dei datori di lavoro ha richiesto la riduzione dell’IVA nel settore turistico e delle imposte locali, l’abolizione della documentazione relativa ai costi non imponibili per il trasporto dei lavoratori, che il congedo per malattia sia a carico del fondo di assicurazione malattia della Repubblica (PIO) per un massimo di 30 giorni, nonché una semplificazione della procedura di invio del consenso per lavoratori in congedo retribuito per più di 45 giorni.
“È inammissibile per la città di Belgrado acquistare 18 SUV lussuosi (Land Rover Discovery) per 33.000 euro cadauno, a trazione integrale che si utilizza nelle strade di montagna, come se il governo avesse paura che il veicolo rimanga bloccato a Terazije”, ha detto Atanackovic.
Ha aggiunto che ci sono veicoli molto più economici, sempre a trazione integrale, in grado di svolgere la stessa funzione.
Se il governo non risponderà alle richieste nel prossimo futuro, i datori di lavoro, come ha detto, rinnoveranno le richieste attraverso il Consiglio socio-economico al fine di aiutare l’economia.
“Molti Paesi in Europa stanno aiutando le aziende il cui fatturato è calato, o non hanno quasi alcun fatturato, ed è per questo che i datori di lavoro, lo Stato e i sindacati dovrebbero cercare le soluzioni migliori per la sopravvivenza delle aziende”, ha affermato Atanackovic.
“L’aiuto del secondo pacchetto avrebbe dovuto essere offerto solo alle aziende più a rischio, in termini di reddito, le quali avrebbero dovuto ricevere un’assistenza più a lungo nel tempo, invece che dare ancora a tutte il 60% del salario minimo per due mesi”, ha concluso Atanackovic.
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