La causa delle tendenze negative nell’economia serba sono una combinazione di debolezze interne, come il calo della produzione di energia elettrica e di carbone, della scoietà EPS a causa della cattiva gestione della società, e di debolezze esterne, come ad esempio il rallentamento dell’economia nell’Unione europea, il calo della produzione di automobili e le tasse doganali del Kosovo sulle merci provenienti dalla Serbia. Tutto ciò è stato detto in occasione della presentazione del Monitor trimestrale della Facoltà di Economia di Belgrado.
“Il principale problema dell’economia è il trend di crescita inferiore alla media dei paesi dell’Europa centrale e orientale. Non si può attribuire all’UE l’intero rallentamento dell’economia. Nei primi tre trimestri dello scorso anno, la crescita trimestrale del PIL è stata di circa l’1%, nel quarto trimestre del 0,3%, che è di circa 1,2% annuo. Nessun paese della CEE ha avuto un tale rallentamento nell’ultimo trimestre, e ciò indica che i problemi sono interni. Quello che il governo dovrebbe fare è quello di risolvere il problema della cattiva gestione della società EPS, ma invece il governo minimizza i danni o addirittura li nega”, ha detto Milojko Arsic, capo redattore del Monitor trimestrale.
Egli ha sottolineato la necessità di misure statali antirecessionali, dal momento che esiste uno spazio fiscale tra l’eccedenza di bilancio e il moderato disavanzo, fino all’1% del PIL, che non metterebbe a repentaglio il debito pubblico.
“Gli investimenti pubblici hanno il massimo effetto, così come gli investimenti in scienza e innovazione. Lo Stato dovrebbe rinunciare ai dividendi delle imprese pubbliche, perché in Serbia vi è l’assurdità di prendere soldi dalle aziende pubbliche per investimenti nel surplus di bilancio”, dice Arsic, aggiungendo che tali azioni potevano essere giustificate nel 2014 e 2015, ma non ora.
Arsic sottolinea la forte crescita del deficit di bilancio dei pagamenti negli ultimi due anni, principalmente a causa del rafforzamento del dinaro nei confronti dell’euro.
“La crescita del deficit commerciale non può essere spiegato solo con le importazioni di attrezzature per gli investimenti, perché anche altri paesi della CEE che avevano alti tassi di crescita avevano allo stesso tempo bilanci di pagamenti equilibrati o addirittura eccedenze. Il rafforzamento del dinaro del 6% nei confronti dell’euro negli ultimi due anni, non si basa sulla reale forza dell’economia, nfatti in tal modo la produttività del paese ristagna. Accanto al dinaro, nella CEE, sola la kuna croata e il leu rumeno sono rafforzati nei confronti dell’euro, tutte le altre valute si sono indebolite”, ha avvertito Arsic, aggiungendo che la NBS dovrebbe intervenire in modo da lasciare che il dinaro si indebolisca di un poì nei confronti dell’euro.
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