L’economia serba risente del rallentamento dell’attività economica nell’UE e del deterioramento della situazione geopolitica, per cui quest’anno la crescita potrebbe attestarsi intorno al due per cento, ha dichiarato il direttore del Monitor trimestrale, Milojko Arsić.
In occasione della presentazione della pubblicazione presso la Facoltà di Economia di Belgrado, ha anche affermato che l’attività economica in Serbia sta rallentando, l’inflazione è in crescita, l’occupazione è stagnante, i salari reali sono in calo e il deficit esterno, nonostante una certa diminuzione, è ancora elevato.
“La più grande sfida macroeconomica di quest’anno è la crescita dell’inflazione, che alla fine del 2022 era del 15,1% e a febbraio di quest’anno raggiungerà il 16,1%”, ha avvertito Arsić.
Ha aggiunto che c’è grande incertezza sulla direzione che prenderanno le tendenze economiche nel 2023, poiché l’andamento della bilancia dei pagamenti è notevolmente peggiorato nel 2022 e il deficit corrente è aumentato dal 4,2% del prodotto interno lordo (PIL) nel 2021 al 6,9% del PIL, anche se, nella seconda metà dell’anno, il deficit è stato significativamente ridotto. Le principali tendenze del mercato del lavoro alla fine del 2022 sono, come ha detto, la stagnazione sia dell’occupazione che della disoccupazione, con un calo reale del salario medio, a causa dell’aumento dell’inflazione.
Arsić ha valutato le tendenze fiscali del Paese come stabili, nonostante il fatto che nel 2022 la Serbia abbia un deficit di bilancio relativamente alto, pari al 3,1% del PIL nazionale. Ha osservato che l’economia globale sta attraversando un periodo di turbolenza e le previsioni vengono riviste di mese in mese. L’inflazione, secondo lui, sta diminuendo più lentamente del previsto, quindi le banche centrali continuano ad attuare politiche monetarie restrittive.
Arsić ha anche detto che la Serbia ha ottenuto una crescita economica relativamente modesta del 2,3% nel 2022, inferiore a quella registrata nei Paesi dell’Europa centrale e orientale e nell’intera UE, mentre i risultati economici più deboli sono anche una conseguenza della cattiva stagione agricola.
Una possibile crisi bancaria, secondo le sue stime, quasi certamente ridurrebbe ulteriormente il PIL, il che incoraggerebbe le banche centrali ad allentare la loro politica monetaria, attraverso una consistente emissione di prestiti di liquidità, e in tali circostanze i tassi di interesse probabilmente si fermerebbero e forse addirittura diminuirebbero.
(Biznis i Finansije, 24.03.2023)
https://bif.rs/2023/03/arsic-stagnacija-zaposlenosti-i-nezaposlenosti-pad-prosecne-zarade-u-srbiji/
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