Per aver scritto su Facebook notizie sbagliate sull`alluvione tre cittadini sono stati arrestati con l`accusa di aver diffuso il panico.
Anche se a tutt`oggi non c`è nulla che provi se e come abbiano diffuso il panico nel paese attraverso le loro pagine di Facebook, tre cittadini hanno passato una settimana in prigione.
Ieri sono stati rilasciati per poter preparare la difesa in attesa di giudizio per aver commesso, così legge l`accusa, reato di diffusione di panico e disordine. La condanna potrebbe significare da 6 mesi a 5 anni di carcere.
Il quotidiano Blic ha avuto la possibilià di accedere agli scritti che gli organi competenti hanno classificato come costituenti reato penale. I.M. commentando la notizia che riportava 12 morti rinvenuti a Obrenovac, ha scritto “sono stati trovati 250 morti, e ieri durante la notte ancora 98”. T.P. ha scritto che durante il primo giorno dell`alluvione erano stati trovati i corpi di 300 persone e che il numero aumentava. M.K. ha scritto che un compagno dell`università gli aveva riferito di migliaia di corpi senza vita che galleggiavano a Obrenovac e che molte persone erano morte perchè non era stata interrotta la corrente elettrica.
Certo, si tratta di contenuti spiacevoli. Tuttavia, è possibile che per il fatto di aver commentato sul proprio Facebook, a cui tra l`altro non tutti i cittadini hanno accesso, qualcosa che hanno sentito abbiano commesso un crimine e così grave da rischiare la prigione?
Alla Procura hanno assicurato che non si tratta di censura ma di divieto all`acesso a determinati contenuti. I 3 cittadini sono accusati ai sensi dell’articolo 343, comma 2 del codice penale secondo il quale chi con l`utilizzo di false informzioni “crea panico o perturba significativamente l`ordine e la pace pubblica” sarà punito.
Alla domanda posta da “Blic” su quale reato visibile si sia verificato in seguito ai loro scritti, l`accusa ha detto “solo il fatto di aver scritto quelle cose è sufficiente per sospettare l`esistenza del crimine”. “Questo è un tentativo di reato penale. Non deve arrivare alla creazione di panico, perché in questo caso saremmo in presenza di un crimine compiuto” hano dichiarato alla Procura.
Alla richiesta di chiarire il senso dell`articolo 343 del codice penale, il procuratore Rodoljub Sabic tuttavia ha detto che la valutazione sull`esistenza o meno di un`offesa precisa deve essere basata su conseguenze reali piuttosto che presunte.
“Non è dunque una questione di un eventuale incitamento al panico e al disturbo delle attività del governo, è invece necessario che queste conseguenze effettivamente si verifichino” dice Sabic, aggiungendo che non desidera mettere in discussione la prerogativa della procura e della corte.
(Blic, 30.05.2014)
Questa notizia potrebbe essere un pericoloso precedente per la libertà di parola in Serbia… poi sarebbe da capire come fanno 3 persone a provocare il panico di una intera nazione tramite dei post su fb…. mah….