I cittadini della Serbia stanno accumulando più armi che in qualsiasi altro paese europeo. La maggior parte provengono dalle guerre jugoslave degli anni Novanta e sono ancora utilizzate oggi per commettere crimini.
Nessuno sa quante armi illegali i serbi nascondono nelle loro case. Anche le autorità forniscono stime vaghe, mentre gli esperti suggeriscono che qualsiasi stima ufficiale sia non attendibile: si tratta di pistole, fucili d’assalto, bombe – anche granate anticarro. A questo si aggiunge un milione di fucili da caccia legalmente registrati come armi da fuoco, e un altro milione di armi nelle mani dell’esercito, della polizia e delle società di sicurezza private.
Il portale internet gunpolicy.org stima che gli Stati Uniti sono l’unico paese al mondo con più armi pro capite della Serbia.
La maggior parte sono avanzi delle sanguinose guerre che hanno imperversato negli anni Novanta, in seguito alla disgregazione della Jugoslavia – in Slovenia, Croazia, Bosnia e Kosovo. Nemmeno gli eserciti regolari si sono preoccupati di amministrare burocraticamente gli inventari dei loro arsenali di allora. Quando la violenza è scoppiata, mercenari e individui desiderosi di combattere sono comparsi sulla scena, e nessuno ha posto domande. Al termine dei conflitti fu stimato che circa 4 milioni di armi illegali erano ancora in circolazione nelle sette repubbliche della ex Jugoslavia, la maggior parte dei quali in Serbia.
“C’è una cultura di lunga data delle armi, qui” sostiene Predrag Petrovic, del Centro di Belgrado per la Politica di sicurezza (BCSP), una ONG serba. “Si nota anche durante le feste, in cui regolarmente si spara in aria. Le pistole vengono ancora considerate come status symbol, come segno di potere”. L’instabilità della regione ha alimentato la sensazione di avere la necessità di difendersi, spiega Petrovic, il quale critica anche i conservatori al potere nei Balcani, responsabili di incoraggiare tale “delirio di persecuzione” diffondendo voci su agenti stranieri sospettati o su minacce di colpi di stato, al fine di mobilitare le loro elettori.
Un sondaggio condotto da un’altra ONG di Belgrado, il Centro di ricerca sulla politica pubblica, ha rilevato che il 70% dei serbi si sente al sicuro nella propria patria. Non perché ripone fiducia nelle istituzioni del paese o nell’apparato di sicurezza, ma perché sente di poter provvedere alla propria difesa. Eppure le notizie dipingono un quadro differente, dimostrando che raramente le armi vengono usate dalla popolazione comune per difendersi da aggressioni o in situazioni di pericolo. Piuttosto, i tabloid riportano frequentemente casi di omicidio o di occasionali scontri a fuoco. Nel mese di luglio, un incidente nel villaggio serbo settentrionale Zitiste ha scosso la nazione: un marito geloso ha ucciso la sua ex moglie e altre quattro persone in un bar, ferendo altre 22 persone con un fucile d’assalto AK-47. Se non avesse posseduto un’arma da fuoco illegale a casa, la scena non sarebbe stata tanto raccapricciante.
Il Centro di ricerca ha utilizzato i media per studiare 400 casi di abuso di armi da fuoco in Serbia, riscontrando che armi da fuoco illegali sono state utilizzate in 120 casi, sei volte il numero di armi da fuoco legali. In altri casi, i ricercatori non hanno potuto determinare se il tiratore aveva un porto d’armi. “Possedere una pistola non è un problema in sé e per sé. Ma le pistole vengono utilizzati anche per risolvere controversie quotidiane”, spiega Petrovic.
Il mercato nero appare in piena espansione: anche che se una pistola può valere un minimo di 100 euro in Serbia, può essere fonte di notevole profitto se “esportata”. Diverse vecchie mitragliatrici M72, prodotte dal costruttore serbo Zastava, sono state utilizzate negli attacchi terroristici a Parigi nel novembre 2015. Armi simili possono essere spesso viste nelle immagini attuali provenienti dalla Siria, nelle mani di jihadisti, ribelli o guerriglieri.
Ci sono state non meno di sette iniziative del Governo per legalizzare le pistole in Serbia dal 1992, ma sinora il loro successo è stato modesto: in tutto, circa 100.000 armi illegali sono state consegnate o legalizzate; 83.000 solo nel 2003. Allora la polizia diede vita ad una grande campagna contro la criminalità organizzata dopo l’assassinio del primo ministro Zoran Dindic. Eppure, da quel momento sembra che i cittadini serbi si siano sentiti poco motivati nel consegnare eventuali armi da fuoco illegali.
Predrag Petrovic indica l’esempio degli Stati Uniti, dove diverse città e stati offrono anche denaro in cambio di armi. Eppure, anche queste misure sortiscono scarsi effetti, perché “coloro che accumulano armi non hanno intenzione di cederle in nessun caso”. Petrovic sostiene la necessità di uno sforzo maggiore per bloccare la diffusione illegale delle armi, ma, aggiunge pessimista, “è troppo tardi considerando che il problema riguarda anche armi militari”.
(DW, 03.01.2017)
http://www.dw.com/en/serbia-the-land-of-guns/a-36946878
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Salve a tutti, era da tempo che cercavo un blog del genere. L’anno scorso sono stata con l’associazione giovanile AIESEC per due mesi in Polonia a fare un volontariato retribuito, e, apprezzando l’esperienza, avrei voluto ripeterla in Serbia (a Novi Sad), dove mi avevano accettato. Purtroppo, per motivi di studio (era un anno di pausa e dovevo prepararmi al test della magistrale) alla fine sono rimasta in Italia, anche se, per fortuna, ho voluto fare volontariato (con AIESEC) e dei lavoretti occasionali, quindi ho passato abbastanza tempo occupata… tuttavia, continuo a chiedermi come sarebbe stato se fossi andata in Serbia. Quando la ragazza di aiesec mi intervistò, mi fece domande come “lo sai che la Serbia è appena uscita dalla guerra?”, “cosa fai se arrivi a Belgrado e non trovi nessuno alla stazione?”. Il fatto è che moltissime persone (genitori, amici e conoscenti) appena dicevo che avevo intenzione di andare in Serbia, mi hanno guardato storto, tranne una ragazza, che c’è però stata con dei compagni di università, e ha detto che i Serbi erano molto amichevoli. Molti italiani però dicono che in Serbia c’è una certa ostilità verso di noi. è vero? mi sono persa un’occasione (avevo 22 anni), oppure ho fatto bene a restare? La Serbia è davvero ai livelli di paesi come il Brasile dove devi essere scortato o essere sul chi va là quando esci di casa, o è comunque pericolosa?