La rete di imprenditori che costituisce il Business Support Network ha pubblicato oggi sul suo sito una lettera aperta con la quale viene chiesto al nuovo Ministro dell’Economia Goran Knezevic di implementare tre riforme considerate chiave per il miglioramento del contesto imprenditoriale.
Gli imprenditori in Serbia, a quanto dichiarato nella lettera, dichiarano di essere in attesa da più di 10 anni per la realizzazione di tre riforme fondamentali che vengono individuate nella riduzione delle tasse e dei contributi e l’introduzione della tassazione progressiva dei salari, nella risoluzione del problema dei crediti costosi e inaccessibili attraverso fonti alternative di finanziamento, e nell’introduzione di forme di controllo sulle numerose tasse imposte dai governi municipali in ambito economico e nella creazione di criteri chiari per determinare il numero e la portata di tali commissioni.
Nessuno dei precedenti ministri dell’Economia è riuscito ad implementare tali riforme con il risultato che, secondo quanto affermato nella lettera dall’associazione di imprenditori, in media ogni azienda in Serbia è attualmente indebitata del 196% rispetto al capitale di fondazione, quindi quasi sull’orlo del fallimento. In aggiunta, il tempo medio per la raccolta dei crediti nel primo semestre del 2016 è stato di 132 giorni, il che costituisce in Europa un record negativo, mentre solo un terzo delle società aperte da giovani imprenditori (fino a 35 anni di età) riesce a sopravvivere e rimanere sul mercato tre anni dopo l’avvio, dato che rispetto rispetto alla media europea rappresenta meno della metà (in Europa il 64,7% di società di questo tipo riesce a sopravvivere nei primi tre di attività).
La rete sottolinea nella lettera che solo una ogni 18 società in Serbia è impegnata in qualche forma di produzione che costituisce il principale motore delle esportazioni e da cui dipendono direttamente la ricchezza sociale e il tenore di vita della popolazione, mentre la media europea è di una società ogni quattro.
Nel settore delle PMI la Serbia ha esportatori per un numero tre volte inferiore rispetto alla media europea (che è del11,9%, mentre in Serbia si attesta al 4,1%): ciò sarebbe determinato dalla cronica mancanza di fondi e dalle alte tasse sul lavoro, con negative ripercussioni sulla competitività dell’economia sui mercati esteri.
L’ingente numero e il peso delle tasse imposte dai governi municipali, l’elevata pressione fiscale e dei contributi sociali sul lavoro, insieme alla mancanza di fonti accessibili di finanziamento per le imprese hanno contribuito direttamente all’espansione dell’economia sommersa che, a seconda delle diverse stime, impiega tra 550 000 e 750 000 persone. Il capitale medio di fondazione delle piccole imprese in Serbia si aggira intorno ai 5060 euro, il che rende l’imprenditoria giovane e femminile maggiormente vulnerabile dal momento che si colloca spesso in un settore informale, in cui si evita di legalizzare le proprie attività a causa degli evelati costi che questo comporterebbe.
Infine, la Serbia è uno dei rari paesi in Europa in cui il salario minimo è tassato allo stesso modo dei salari netti che ammontano a diverse centinaia di migliaia di RSD a livello mensile.
(Economy, 16.08.2016)
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