Le preparazioni per l’apertura del capitolo negoziale 23 sono sospese perchè la Croazia non ha ancora dato il suo consenso al rapporto sull’adempimento dei requisiti per la sua apertura. L’Olanda che presiede attualmente nell’Unione europea è pronta ad organizzare l’apertura dei capitoli per il 20 o il 21 giugno, però il blocco persistente della procedura potrebbe mettere in questione questa data.
Ventisette paesi membri dell’UE, nonchè la Commissione Europea sono concordi che la Serbia ha adempiuto i requisiti per l’apertura del capitolo 23, però questo risultato non è stato confermato ancora dalla Croazia. Il rappresentante croato nel Comitato per l’allargamento del Consiglio dell’UE a Bruxelles ha comunicato che non ha ancora ricevuto istruzioni da Zagabria.
La portavoce della Commissione europea Maja Kocijancic ha detto che il dialogo sui passi seguenti della Serbia è in corso. “Concretamente, si sta lavorando sulla preparazione per l’apertura dei capitoli 23 e 24. La Commissione Europea è pronta appena si raggiunge il consenso di tutti i paesi membri”, ha detto Kocijancic.
Finora la Croazia ha chiesto solo informalmente alla Serbia di cancellare la competenza regionale del suo Tribunale per i crimini di guerra, garanzie per la minoranza croata nel parlamento serbo e la collaborazione con il Tribunale dell’Aja. Però, le fonti nella Commissione europea dicono che nessuna di queste richieste è direttamente collegata al contenuto del capitolo 23 e che sarebbe sbagliato bloccare la Serbia all’inizio delle trattative. Inoltre, la Commissione europea ha indicato che altri 11 paesi membri dell’UE hanno delle leggi simili sulla competenza universale dei tribunali per i crimini di guerra, per cui non c’è un motivo di chiedere alla Serbia di cancellarli.
Il ministro degli affari esteri, Ivica Dacic ha detto che la Serbia non pregherà, però non permetterà neanche che qualsiasi paese ponga condizioni relative ai loro rapporti bilaterali. “Ci sono molti problemi bilaterali, però noi ci siamo concordati con la Croazia, e il loro parlamento ha votato di non porli come condizione per l’integrazione europea della Serbia”, ha detto Dacic.
(RTS, 08.04.2016.)