Aperto l’ufficio SIMEST a Belgrado: sostegno e sprone alle imprese italiane per innovare

Come sanno tutti i banchieri, la finanza agevolata serve a poco se l’attività finanziata non è redditizia. E l’apertura dell’ufficio SIMEST a Belgrado, il primo all’estero della società del Gruppo Cassa Depositi e Prestiti, non è solo una scelta strategica dello Stato italiano che punta sul rafforzamento della presenza italiana in Serbia. E’ anche uno sprone alle stesse imprese italiane, quelle già presenti e quelle che pianificano un investimento: sapranno affrontare  la sfida della redditività in un paese dove l’inflazione cresce al ritmo del 15% all’anno, il salario minimo è raddoppiato in sei anni e comunque gli operai lo considerano troppo basso, quando l’emigrazione interna ha svuotato paesi e cittadine di migliaia di giovani?

Il caso Falc East sta a dimostrare che anche nelle cittadine dove gli standard di vita sono più bassi, pretendere di giocarsi tutta la competitività sulla compressione dei salari non solo non paga, ma porta alla fine a dover cedere alle richieste dei lavoratori, del tutto ragionevoli, se si vuol salvare la produzione.

Ma il caso Falc East non è isolato. Molte imprese italiane in Serbia si trovano impigliate nella trappola del basso costo del lavoro: giunte in Serbia anni fa, quando i salari erano molto più bassi e la manodopera ovunque facile da cercare, hanno puntato sul costo del lavoro come unico fattore di competitività, ritrovandosi di anno in anno sempre più a subire la trasformazione del contesto sociale ed economico che sta attraversando il paese. E gli alti lai sulla rigidità del cambio, il costo del lavoro e dei contributi sociali, l’assenteismo che affligge le imprese con manodopera demotivata per i bassi salari, le sovvenzioni statali non più generose come prima, che sovente si odono nelle riunioni degli imprenditori italiani sono un indice patente di un’attitudine più rivolta al passato che a comprendere dove si indirizza il paese.

Regina Corradini D’Arienzo (AD SIMEST): “Puntiamo sull’innovazione per rafforzare la presenza sui mercati internazionali del nostro paese”

Se l’unico parametro per investire fosse il costo del lavoro, altri paesi dei Balcani come la Bosnia Erzegovina, l’Albania, la Bulgaria, la Moldova sono di certo più attraenti. Dall’altra parte, con l’arrivo di SIMEST, la prossima apertura di ufficio della SACE e una sede locale di Cassa Depositi e Prestiti entro fine anno, l’Italia offre a chi investe in Serbia un’insieme di servizi, strumenti finanziari e commerciali, crediti agevolati, capacità di interlocuzione istituzionale che non ha eguali in questa regione d‘Europa. Oggi operare e investire in Serbia significa avere a disposizione le leve per affrontare la sfida del cambiamento, sia nel paese che negli scenari internazionali. Come ha rimarcato l’amministratrice delegata di SIMEST Regina Corradini D’Arienzo nel suo intervento in Ambasciata martedì sera: “Efficienza energetica, sostenibilità ambientale e sociale, automazione dei processi, crescita delle competenze dei dipendenti sono gli indirizzi verso cui puntiamo per rendere le aziende che finanziamo più efficienti, redditizie e capaci di affrontare le rapide trasformazioni dei mercati internazionali.  Sta agli imprenditori saper usare la linea di credito per trasformare la loro azienda sotto tutti i punti di vista: non facciamo concorrenza sui tassi alle banche commerciali, ma lavoriamo con esse per rafforzare la presenza globale del nostro sistema economico”

Il Presidente SIMEST PAsquale Salzano nel corso del suo intervento in Ambasciata.

“Di certo, in uno scenario di rialzo dei tassi globale, la nostra offerta di credito resta altamente competitiva ma i nostri partner imprenditori devono cogliere un punto: avere SIMEST come socio o finanziatore significa avere lo Stato italiano che scommette su di voi e vi accredita verso le massime istituzioni dello Stato in cui operate. Si tratta di un vantaggio competitivo da saper usare al meglio”, ha detto nel suo intervento il Presidente di SIMEST Pasquale Salzano.

“Rinnovare la presenza italiana nel paese è un obiettivo strategico che ci siamo posti e siamo consapevoli che non può solo essere un auspicio. Lo Stato italiano sta dimostrando di saper mettere rapidamente in pratica gli impegni e gli accordi definiti nel corso del Business and Science Forum Italia Serbia del marzo scorso e che vede la Serbia come uno snodo dei suoi interessi in un’ottica di collaborazione e non un mero luogo di manifattura. L’assegnazione alla Serbia dell’EXPO specializzato 2027 apre ulteriori opportunità di crescita per il paese e per chi vi opera: il tema dell’EXPO “Play for humanity: sport and music for all” sembra fatto apposta per spingere i due paesi a collaborare in ambiti dove entrambi sono riconosciuti nel mondo”, ha evidenziato l’ambasciatore d’Italia in Serbia Luca Gori. 

Continuare ad operare come prima non è solo miope, è suicida. Gli alti tassi di interesse stanno accellerando la recessione globale, le tensioni geopolitiche rischiano di chiudere alcuni mercati dall’oggi al domani, alcune industrie, come quella automobilistica, si trovano attraversate da molteplici cambiamenti, dal calo della domanda, alla conversione elettrica fino a modelli di vita centrati sull’affitto più che sul possesso. Mentre la locomotiva d’Europa tedesca è entrata ufficialmente in recessione, ponendo serie preoccupazioni alle tante imprese che operano nelle filiere di subfornitura delle aziende teutoniche, produrre in Serbia potrebbe consentire di trovare nuovi clienti in nuovi mercati, grazie a una diplomazia commerciale che a breve concluderà un accordo di libero scambio anche con la Repubblica Popolare Cinese. Ma il cambiamento non si invoca con la danza della pioggia: lo si persegue con manager capaci, competenti, aggiornati e motivati, attraverso la sostenibilità e l’automazione, grazie alla volontà di internazionalizzarsi per innovarsi e non per delocalizzarsi all’inseguimento del basso costo del lavoro. La sfida è, come sempre, incrementare il valore aggiunto e riconosciuto dal mercato, non tagliare i costi fino al punto di perdere anche il valore.

Proprio grazie ai cambiamenti socio-economici che sta vivendo il paese e agli strumenti che l’Italia sta approntando, in Serbia oggi vi sono le condizioni migliori per prepararsi al meglio a una competizione internazionale che si prospetta incerta, instabile, per certi versi addirittura indecifrabile.

SIMEST è la società del Gruppo CDP che dal 1991 sostiene la crescita delle imprese italiane all’estero.

Al momento, la SIMEST è presente nel capitale di quattro imprese serbe a capitale italiano: I-NOVI TEKSTILI sita a Becej, LA LINEA VERDE di Dobrinci, la P&T DESIGN di Novi Sad, e la VOPACHEL a Sabac. Complessivamente, gli investimenti SIMEST in Serbia ad oggi concorrono a un giro d’affari di 27.593.535 euro, con 572 addetti.

L’ufficio SIMEST di Belgrado sarà ospitato negli spazi della sede centrale di Banca Intesa Beograd.

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