Un decennio di guerre, repressioni, iperinflazione e proteste è documentato attraverso gli occhi di un giovane uomo in una nuova mostra del fotografo serbo Srdjan Veljovic.
L’intento di Srdjan Veljovic è quello di provare a raccontare una storia personale sulla realtà capovolta degli anni 1990 in Serbia, attraverso la selezione di foto che ha scelto per la sua mostra sul decennio, inaugurata giovedi presso il Centro Culturale di Belgrado.
Veljovic appartiene della generazione che, agli inizi del decennio documentato, stava vivendo i propri vent’anni.
“Quelli erano gli anni migliori della mia vita. A causa delle circostanze, ho fotografato ciò che stava accadendo intorno a me, senza avere alcuna intenzione particolare”, spiega.
Il 1990, visti attraverso una lente, sono stati un decennio molto fertile in Serbia. Per un fotografo, almeno.
“Tutti questi tipi di dislocazione, ad un passo da quello che è riconosciuto come normale, offrono possibilità. Da questa strana situazione deriva una grande varietà”, spiega Veljovic, che confessa come in quel momento la realtà per lui fosse normale, per quanto evidentemente completamente trasformata nella sua percezione.
La mostra, suggerisce, trasmette la volontà e lo sforzo di stabilire uno spazio di normalità e di libertà in un Paese travagliato sotto il governo di Slobodan Milosevic e del suo Partito socialista serbo.
Sotto quel governo, la Serbia andò incontro alle guerre in Croazia, Bosnia-Erzegovina e in Kosovo, per concludere il decennio con bombardamenti della NATO sulla Jugoslavia.
Milosevic si dimise in seguito alle manifestazioni di massa nel 2000. Venne successivamente arrestato ed estradato al Tribunale delle Nazioni Unite dell’Aja per essere processato per crimini di guerra.
Veljovic ha rivelato di essere tornato a spulciare i suoi archivi nel tentativo di costruire una narrazione per conferire senso alla sua selezione, anche attraverso il riferimento alle circostanze sociali più ampie.
“Molto spesso si tratta di piccole azioni sovversive”, spiega.
Veljovic sottolinea che, per quanto le foto in mostra siano molto diverse le une dalle altre, due dei suoi temi principali sono l’Esercito Popolare Jugoslavo all’inizio del decennio e il bombardamento della NATO nel 1999.
“Tra questi due punti, ho documentato varie situazioni riguardanti la socialità e la soggettività… innanzittutto la scena techno serba degli anni 1990, e ho qualcosa anche in relazione al turbo-folk”.
La musica techno e il turbo-folk (una versione pop in levare della musica tradizionale balcanica) erano considerati come poli opposti dello spettro politico e culturale tra i giovani nel 1990 in Serbia.
Le immagini di Veljovic scattate presso una discoteca galleggiante sul fiume Sava e durante una festa popolare tradizionale nella fortezza Kalemegdan di Belgrado sono immagini felici, nonostante il clima politico, al momento, dice, “perché questo tipo di attività consentiva alle persone di sopravvivere ad un’altra parte della vita, molto complicata”.
A quel tempo il giovane fotografo non lavorava per guadagnare, ma solo per se stesso, e l’unico problema che abbia mai avuto si è verificato quando ha scattato le foto di un ponte sul Danubio a Novi Sad che era stato bombardato dalla NATO nel 1999.
“Dopo siamo stati arrestati e interrogati, perché era proibito scattare quella foto”, ricorda.
Anche se evocano un momento di amarezza, lo sforzo delle fotografie in mostra è quello di mostrare un lato più luminoso: “Casualmente, alcune delle mie emozioni personali di quel periodo sono belle, perché le cose più o meno belle mi sono successe all’epoca”.
Nonostante le avversità, la vita sociale delle persone nel 1990 in Serbia appariva più ricca, prima di essere proiettata nella sfera virtuale: “Allora la gente viveva in modo più sociale”.
La mostra ‘Gli anni Novanta’ rimarrà disponibile al pubblico fino al 9 Marzo, presso la Galleria Artget del Centro Culturale di Belgrado, Knez Mihailova 6, Belgrado.
Maja Zivanovic, BIRN
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