Tanja Miscevic, capa della delegazione serba per i negoziati di adesione, dice che il problema della Serbia non sono le leggi adottate, ma la loro applicazione.
La Serbia, come dimostrato dai primi screening che hanno riguardato i capitoli 2 e 19 (che concernono la libertà di movimento dei lavoratori e le politiche sociali e occupazionali), è in generale già in linea con le normative europee. anche se ci sono da compiere degli allineamenti che però non saranno un problema per i legislatori: questo il messaggio dato dai capi della delegazione che si occupa di questi temi, durante una conferenza stampa. Tanja Miscevic, però, ha sottolineato che il vero problema per il Paese sta nell’attuazione delle leggi adottate: “E’ stato fatto molto dal 2004 in avanti, ora il problema sta nell’applicazione. Ora nessuno potrà più giustificarsi dicendo che non ci sono soldi per realizzare ciò che va fatto, visto che ciò significherà che non sono stati fatti bene i calcoli sulle spese e sui tempi”.
Una legge fondamentale in questo settore è quella sul lavoro. Zoran Martinovic, Segretario di Stato al Ministero del Lavoro, ha dichiarato che la nuova normativa in materia, da un lato, andrà inevitabilmente nella direzione della riduzione di determinati diritti dei lavoratori, ma dall’altro ripianerà le mancanze legislative e fermerà gli abusi dei datori di lavoro.
Il capitolo 2 dei negoziati stabilisce soprattutto il rispetto del principio per il quale tutti i cittadini della Comunità hanno diritto a spostarsi liberamente nei vari Paesi per trovare lavoro e, parimenti, garantisce il diritto alla scolarizzazione e tutti gli altri diritti sociali ai membri della famiglia: in questo settore, la Serbia è più o meno già in linea con le norme europee. Anche per quanto riguarda il capitolo 19, il Paese ha leggi adeguate alle richieste UE: l’unico ostacolo da superare riguarderà l’eliminazione degli squilibri del sistema educativo rispetto alle esigenze del mercato del lavoro.
(RTS, 10.03.2014)