32 anni dalle proteste anti-Milošević a Belgrado – Cosa è cambiato da allora?

Esattamente 32 anni fa, il 9 marzo 1991, si tennero a Belgrado le prime grandi manifestazioni contro l’allora presidente del Paese Slobodan Milošević, durante le quali furono uccisi l’agente di polizia Nedeljko Kosović e lo studente Branivoje Milinović.

Sebbene il motivo della protesta, istigata da Vuk Drašković e dal suo partito Movimento per il Rinnovamento Serbo (SPO), fosse la richiesta di dimissioni del direttore della TV Belgrado, Dušan Mitević, e del Ministro degli Interni Radmilo Bogdanović, la protesta si è poi trasformata in una rivolta contro Milošević.

Le manifestazioni minarono per breve tempo il potere di Milošević, che ordinò di dispiegare nelle strade della capitale diverse migliaia di agenti di polizia e carri armati dell’Esercito Popolare Jugoslavo (JNA) per arginare la protesta. Milošević ha definito i manifestanti “forze del caos e della follia”.

Dopo che la TV Belgrado ha trasmesso un servizio in cui si affermava che l’SPO collaborava con il regime populista croato, il 16 febbraio Drašković ha indetto una manifestazione che si sarebbe svolta “il 9 marzo a mezzogiorno in Piazza della Repubblica”, con la richiesta principale dei manifestanti di licenziare il direttore della RTS e quattro redattori dell’emittente.

Alla protesta, chiamata anche “manifestazione contro la stella a cinque punte”, hanno aderito il Partito Democratico e diversi altri partiti di opposizione.

Molti cittadini hanno marciato in piazza il 9 marzo, gridando “Banditi rossi” e “Sloba, Saddam”. La risposta di Milošević fu brutale. Gli scontri tra i manifestanti, da un lato, e la polizia e l’esercito, dall’altro, sono durati per ore, con l’uso di manganelli, gas lacrimogeni e cannoni ad acqua da parte della polizia.

Le manifestazioni sono state trasmesse da Studio B TV, il cui programma è stato presto censurato. Poco dopo, Studio B e un’altra stazione televisiva, B92 (entrambe considerate media di “opposizione”) furono chiuse. Il giorno successivo, masse di studenti si sono unite alla protesta che è stata chiamata “rivoluzione di velluto”, proprio come le proteste studentesche nella Cecoslovacchia allora comunista nel 1989.

In seguito alla protesta, il Washington Post ha scritto il 13 marzo:” Dopo quattro giorni consecutivi di proteste che hanno costituito il più grande movimento di piazza anticomunista a Belgrado dalla Seconda Guerra Mondiale, il regime del presidente Slobodan Milosevic ha fatto una serie di ampie concessioni, tra cui il licenziamento di cinque redattori di alto livello della televisione di Stato e la promulgazione di una legge volta a rendere i media statali più obiettivi. Le manifestazioni a Belgrado, capitale della Jugoslavia e della Serbia, sono avvenute nel contesto di un’aggravante crisi etnica e politica in questo paese balcanico frammentato di sei repubbliche in lotta tra loro. I governi democratici non comunisti delle repubbliche nord-occidentali di Croazia e Slovenia chiedono un allentamento fondamentale della federazione jugoslava, senza il quale affermano di voler secedere. La Serbia, la repubblica più grande, più popolosa e più autoritaria, insiste che il governo centrale jugoslavo deve rimanere forte”.

Solo pochi mesi dopo le proteste di Belgrado, il 27 giugno, è iniziata la disintegrazione della Jugoslavia e la conseguente guerra civile.

(N1, Telegraf, 09.03.2023)

https://n1info.rs/vesti/godisnjica-demonstracija-9-marta-da-li-se-i-sta-promenilo-za-32-godine/

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